Regia di Luigi Sardiello vedi scheda film
Antonio Catania è il pasticciere Achille Franzi, piccolo uomo dedito alla grande causa dei dolci che zuccherano la vita degli altri. Come il papà Emilio Solfrizzi che vediamo solo in fotografia (è venuto a mancare in un crudele incidente coi ferri del mestiere), pure Achille non può assaggiare le sue deliziose creazioni causa diabete. Scrupolosamente le impasta, pacatamente le guarda, come fa con la sua intera esistenza vissuta nella placida ignoranza del bene e del male. Perché è facile essere onesti in un mondo di torte dove le persone sono comparse. Poi un giorno per caso Achille uccide un uomo al confine tra Italia e Svizzera: si ritrova in bilico sul cornicione di una nuova vita, potenzialmente florida e indubbiamente disonesta, affiancato da una femme fatale in cerca di redenzione professionale & personale e ricercato da una poliziotta (inspiegabilmente) convinta delle sue “intuizioni”. Il pasticciere ci prova con altrettanta convinzione, a mescolare noir e commedia, a innalzare lo stereotipo ad archetipo e la vicenda incongruente a paradigma surreale. Con un protagonista garbato per inerzia gettato in pasto alla scelta, una partenza sulle impronte del (pregevole) Notturno bus ibrido e una corsa che arranca sulla frontiera del già visto meglio: appesantito da dialoghi incredibili («se 1 + 1 fa 2» introduce le “illuminazioni” della poliziotta), spossato dall’accumulo di “prove morali” che invece di avvicinarci al personaggio scavano il fosso della distanza. Il coraggio dell’assurdo affoga così nell’ansia del calcolo, sballato.
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