Regia di Massimo Martelli vedi scheda film
La cifra comica di Stefano Benni, quella esibita in Bar Sport e Bar Sport 2000, si basava su una gustosissima e variegata tassonomia di situazioni e caricature umane. La semplice analisi della realtà come base per le più assurde e spassose enfatizzazioni: una ricetta che ha reso famoso lo scrittore bolognese.
Ammettendo che la trasposizione filmica sia sempre lecita (e lo è sempre a parere di chi scrive), la forma prettamente - e parodisticamente - documentaristica avrebbe dovuto essere quella migliore. "Bar Sport" non voleva essere il nome di un quel bar, ma una semplice onomastica per indicare una tipologia, le situazioni che di volta in volta venivano proposte da Benni altro non erano che uno zoom ed un espediente per trasformare un libro in uno scrigno di novelle.
Qui, nel film recensito, invece si parla di un bar, solo di quel bar, gli attori - per forza di cose e pur dando prove rassicuranti - interpretano solo un personaggio, e non la cangiante fauna benniana; la sceneggiatura mantiene una banale ed inadatta trama lineare, ben diversa dallo spirito delle opere dello scrittore. Inoltre le situazioni estrapolate dal libro lasciano spesso a desiderare, sia per la scelta sia per la loro rappresentazione. Tanto per esemplificare, la gag celeberrima della "Luisona" viene qui maldestramente messa in scena abbinandola ad un cameo di Amendola, mentre invece sarebbe stato meglio concentrarsi sul carattere oggettivo e "meramente coreografico" delle paste; la "Lisbona - Leningrado" narrata di Benni e ri-narrata da Bisio è incastonata senza originalità e, forse, in maniera posticcia in forma di cartone, denunciando di fatto i limiti del media cinematografico rispetto a quello della carta stampata: sarebbe bastato scegliere di non rappresentare questa novella.
Insomma: l'opera letteraria pesa come un macigno sulle spalle del film.Talvolta i cineasti ottengono risultati migliori dell'opera da cui hanno inteso ispirarsi, molto spesso conseguono risultati deludenti perchè se i lettori rimangono delusi in quanto atavicamente scontenti di qualsiasi forma di trasposizione, gli spettatori che-non-hanno-letto devono essere messi in grado di carpire la poesia e lo spirito dell'opera. Ma non è questo il caso.
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