Regia di Massimo Martelli vedi scheda film
L’oste Onassis riesce ad aprire il bar nella piazza di un «piccolo mondo» alla Brescello, dalle parti di Bologna, ed è un susseguirsi di personaggi, alcuni stanziali come il “tennico”, Bovinelli, Muzzi o Cocosecco, altri più o meno di passaggio come il geometra Buzzi e signora, il playboy e i perdigiorno che nell’Italia di fine anni 70 guardano tutto da un oblò, annoiandosi anche un po’. Non manca il coraggio a Massimo Martelli, regista e artefice dell’operazione, perché Bar Sport di Stefano Benni è intoccabile per molti. Ma lasciamolo lì, nel cassetto, che il film è un’altra cosa. Ci troverete: personaggi simpatici interpretati con mestiere consumato dai comici della Tv o del cinema popolare di oggi; dai mattatori Bisio, Teocoli in una parte risicata, Battiston, Cornacchione e Catania agli altri prestati al bozzettismo del bar, come in sketch di Zelig. Alcuni sono in parte (Lunetta Savino, napoletana, è la sola non emiliana a parlare con un buon accento) altri meno (la Finocchiaro vecchia: perché?!). Un po’ di divertimento standard al quale ci si abbandona per inerzia come quando si fa zapping. Non troverete: l’autenticità della provincia dei racconti di Chiara, o Guareschi, e dei film di Germi, Risi o Duvivier. La spietatezza degli avventori dei bar veri, dietro la cui bonomia si nasconde la rapacità dei predatori di pettegolezzi e vite altrui. Il piccolo mondo che si vede dalle vetrine di Bar Sport è solo vintage: non esiste oggi ma non esisteva neanche allora.
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