Regia di Carlo Virzì vedi scheda film
Una rock band degli anni '80 ormai dissolta (i "Pluto") tentano di combinare una re-union su sollecitazione di un giornalista, loro grandissimo fan, che non esita a mettergli a disposizione denaro, strumenti e spazi. Ma le delusioni del passato e i rancori mai sopiti fra i membri della band non aiutano a raggiungere lo scopo ...
A primo acchito, sentito Virzì come regista, ho pensato a Paolo; ma qui chi si mette dietro la macchina da presa è Carlo, non a caso musicista prestato al cinema. Carlo Virzì infatti è stato front-man degli "Snaporaz", un gruppo di fine anni '90 dalla vita breve, e probabilmente ha messo dentro questo film alcuni temi affrontati nella realtà. Realizza pertanto una storia che parla delle "disavventure di musicisti spiantati, alle prese con l’utopia del rock’n’roll" (parole dello stesso Autore), ma anche del valore assolutamente personale e individuale che attribuiamo alla musica stessa.
Se nel film una band di scarso successo e praticamente dimenticata da tutti viene assunta a emblema da un personaggio, il giornalista paraplegico, che gli attribuisce meriti artistici piuttosto esagerati; se i famosi quattro "spiantati", persone di medio calibro quando non mediocre, vengono dipinti come supereroi della musica, il motivo è tutto nella storia personale del giornalista stesso di cui però la musica dei "Pluto" era stata colonna sonora.
Tra qualche stereotipo sul senso del "ritrovarsi" e riferimenti socio-politici mai approfonditi, il film scivola comunque leggero e arriva al finale in cui il pubblico deciderà se le illusioni del passato si siano rotte o rinvigorite.
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