Regia di Carlo Virzì vedi scheda film
Non è semplice ricordarsi il perché i Pluto potessero essere considerati i più grandi di tutti. Dieci anni dopo il loro scioglimento, non se lo ricordano nemmeno i quattro musicisti che ne facevano parte e questo la dice già abbastanza lunga sul loro testamento musicale. Come se non bastasse, di quei giovani rockettari incazzati, oggi non si scorge che un’ombra in rovina. L’unico a crederci ancora pare Ludovico, giornalista freelance e fan numero uno dal passato tragico e misterioso.
L’idea è di quelle che stuzzicano: il dietro le quinte di un documentario dentro e fuori le vite dei protagonisti di una stagione di successo. Meteore, come ce ne sono a migliaia, nemmeno troppo brillanti ma perfetto specchio di un paese in declino che le seconde possibilità le concede solo su raccomandazione (o contro pagamento). Virzì si muove sicuro su terreni che conosce a menadito (la scena underground toscana, la musica ed il cinema in generale) e costruisce una commedia di rivincita gradevole, a tratti divertente, ma di corto respiro e sin troppo trattenuta. La sensazione è che per integrare le sfumature sociali ci si sia allontanati un po’ troppo dalla vicenda portante rendendola un tantino approssimativa ed essenzialmente debole, quando non del tutto improbabile. Un registro più schierato avrebbe senz’altro aiutato la spontaneità dell’opera ma in mancanza di un maggiore coraggio stilistico ci si può accontentare delle sequenze maggiormente riuscite – ovviamente quelle “live”, prima e dopo la reunion ma anche le prove – e di un cast quanto mai indovinato. Fra il pacifico stordimento di Roja, le stramberie di Cocci e lo scazzo di Kappa, a spiccare è l’irresistibile attitudine punk della bassista Claudia Pandolfi.
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