Regia di Marco Risi vedi scheda film
Uno dei film più importanti – insieme al Portaborse di Luchetti – dei nostri anni Novanta, racchiuso tra due tra le più belle sequenze del cinema italiano di denuncia: l’elencazione delle vittime del “disastro” (chiamiamolo così per carità di patria) di Ustica all’inizio e la dettatura del “pezzo” da parte del protagonista al telefono, nel finale. Il film di Risi si inserisce nel filone del miglior cinema di denuncia, quello che non piace ai cinefili puristi e ai politicanti intriganti. A parere mio, il modello italico più prossimo è Il caso Mattei di Rosi, per quell’idea di indagine in fieri, quell’ipotizzare una ricostruzione che, magari inconsapevolmente, si avvicina alla verità, ed anche per l’indeterminatezza data dal fatto che in entrambi i casi la Verità non è ancora uscita e, almeno ufficialmente, è probabile che non esca mai. Nel film di Risi, autore insieme a Purgatori, Petraglia e Rulli, sono azzeccate molte scelte, a partire da quella del protagonista Corso Salani fino a quelle di molti caratteristi (basti pensare a Montini, Garrani, Sperandeo), e tra queste quella di un linguaggio cinematografico efficace e diretto. Non è un caso che il titolo sia entrato nella lingua italiana come una locuzione ormai usatissima.
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