Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA - ALICE NELLA CITTA
Hirokazu Koreeda, meraviglioso e toccante cineasta nipponico, riesce con garbo e intensità a scuotere la sensibilità dello spettatore, ammirato sino alla commozione, nel raccontarci la storia di due fratellini separati dal divorzio dei genitori, vittime di una disposizione assurda che li costringe, contro ogni regola non scritta ma riferibile al buon senso e ai comuni valori della famiglia, a vivere separati uno col padre e uno con la madre. Mentre alle pendici della citta' dove vive il fratello piu' grande il vulcano maestoso che campeggia su ogni panorama, ricopre (anche simbolicamente) ogni cosa di un pulviscolo grigio e fastidioso, opprimente ed insidioso, il bimbo scopre che una leggenda metropolitana suggestiva puo' forse aiutarlo a risolvere il suo problema: basta riuscire a guardare i due velocissimi treni ad alta velocita' che attraversano la vicina periferia mentre si incrociano, e in quell'istante rapidissimo esprimere un desiderio, perché questo poi si avveri come per miracolo.
Ecco dunque che entrambi si organizzano con i rispettivi amici per incontrarsi (marinando la scuola con un ingegnoso e buffo stratagemma, che in un caso prevede la connivenza del nonno materno) e poter in tal modo far avverare la possibilita' di un ricongiungimento tra i due genitori, di fatto proprio impossibile a causa dei tesi rapporti tra i due: ciò sancirebbe il reciproco ricongiungersi da parte dei due fratellini. Koreeda e' un maestro raffinato e profondo nel trattare i complessi rapporti familiari, quando il non detto e l'orgoglio spingono a creare isolamenti, solitudini ed incomprensioni anche all'interno dello stesso nucleo parentale.
I wish risulta subito un film toccante e generoso, un diario di una maturazione giovanile che fa svanire la disillusione ingenua ma meravigliosa della tenera età e sancisce in qualche modo l'avvicinarsi dell'età adolescente, preparatoria di quella adulta e definitiva, dove purtroppo non c'e' più posto per i sogni, per le favole. e talvolta, troppo spesso per le storie a lieto fine.
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