Regia di Pou-Soi Cheang vedi scheda film
“Motorway” di Pou-Soi Cheang è un film feroce. Ma anche un film d'azione tanto perfetto ed entusiasmante che ne avrebbero a dover imparare almeno l'70% dei film d'azione occidentali, e americani in particolare. Pieno di più testosterone di tutti e 5 i filmacci di “Fast and Furious” e di una brillantezza di stile, una secchezza elegante che i suddetti neanche potrebbero immaginare, e dalla combinazione davvero esplosiva di elementi per cui il film non si ferma neppure per un secondo. Questa ultima pellicola di Cheang è riempita fino all'orlo con inseguimenti d'auto così emozionanti e stilizzati come raramente si sono visti al cinema, uno dopo l'altro dopo l'altro. Il film è appena della durata di 90 minuti, ma non ne spreca un solo minuto. “Motorway” sà quello che vuole realizzare e lo fa con grande stile. Si potrebbe dire che assieme a “Drive” di Nicolas Winding Refn, è il migliore film del genere che abbia potuto avere a vedere, nell'ultimo biennio.
Il film parla di un gruppo segreto di poliziotti, conosciuto come gli “Stealth Raiders”, “I Cacciatori invisibili”, che si compone dei migliori poliziotti-autisti che Hong Kong abbia da offrire. Il loro compito più importante è quello di abbattere i driver delle rapine in fuga, così come delle bande di strada o qualsiasi cosa che coinvolga inseguimenti ad alta velocità. L'ultimo membro di questa cricca è Cheung. E' giovane e molto testardo. Siamo introdotti al personaggio di Cheung durante un arresto di routine che si trasforma in un inseguimento sensazionale il quale finisce in ultima analisi male per lui. Cheung è fatto a pezzi dal suo superiore dopo questo incidente e successivamente collabora con il più antico uomo della squadra, Lo. Interpretato dalla leggenda del cinema di Hong Kong Anthony Wong.
Entro i primi giorni del suo nuovo lavoro Cheung si imbatte in (letteralmente) Jiang, il più leggendario driver di fughe che Hong Kong abbia mai visto. Jiang è uno di quei cattivi mistici che va e viene con la nebbia. Comincia così un inseguimento grandioso e brillante in tutte le sue invenzioni, tempi, intuizioni, per le spettacolari strade metropolitane di Hong Kong.
Miracolosamente, Cheung è in grado di restare sempre e tenacissimamente incollatogli, ma quali erano veramente quel che erano le intenzioni di Jang? Non appena Jiang è gettato in prigione inizia una fuga audace con un compagno di prigionia al rimorchio. Ho più o meno descritto i primi minuti 30-40 del film. Quello che segue è letteralmente una scena di inseguimento dopo l'altro, ogni inseguimento successivo superando il precedente, per intelligenza, costruzione della tensione, virtuosismi di ogni elemento coinvolto.
Una delle migliori scene del film è composta dall'insegnamento di Lo a Cheung dei trucchi per riuscire a far passare una macchina attraverso un vicolo strettissimo, soltanto attraverso una accelerazione controllata e lo slittare delle gomme a stridere l'asfalto fino a provocare un fumo impenetrabile, con il quale sparire ancora meglio nella fuga. Egli è costretto a fare questo perché in una scena precedente Jiang riuscì ad allontanarsi da Cheung in un vicolo con un angolo di 90 gradi. Cheung cerca di capire se stesso e il controllo della sua macchina con alcuni coni arancioni per gli slalom, prima di Lo, che getta a terra la sigaretta e gli mostra come si fa.
Sul piano soltanto puramente tecnico, “Motorway” è eccezionale. Cheang è in grado di mostrare un collegamento con l'uomo e la sua automobile quale si è addirittura raramente visto prima sullo schermo. Certo io non sono un ragazzo dalla macchina grande inversamente proporzionale al suo cervelletto, ma ho comunque -come ben si sarà capito- visto una tonnellata di questi film sulle auto o sul mondo automobilistico per mia grande passione, quindi non ne ho visto soltanto “una parte.” Alcune delle inquadrature preferite di questo film sono certi inserti delle nocche di mani strette sul volante, come a sembrare di ottenere maggior velocità, o delle strettissime inquadrature sulle ruote sterzanti, i piedi che colpiscono i pedali come gli uomini spostano velocemente e violentemente le loro auto.
Cheung gira alcune scene in una serie di montaggi di zoom lenti. Che si tratti del montaggio suddetto di inquadrature intorno alla ruota, pneumatici che stridono come le nuvole di fumo s'alzano da dietro le auto o i motori s'infiammano, i montaggi sollevano l'entusiasmo. Tutte queste inquadrature montate insieme creano una tensione insormontabile. Non vedo alcuna ragione per cui questo film non dovrebbe essere un classico di culto d'azione automobilistica, nel giro di qualche anno. E non soltanto per le testate dei motori suddetti, o per l'entusiasmo e l'interesse di qualche congresso di “rappresentanti di pneumatici”, come ebbe a scrivere all'epoca qualcuno completamente “fuori luogo” per “Driver -l'imprendibile” (The Driver) (Usa 1977) di Walter Hill. Soprattutto, questo è un film da amare sempre più nei prossimi anni.
La regia di Cheang non perde mai la trama. Non è mai invadente o richiama l'attenzione su di sé. Non ci sono quelle gratuità come le inquadrature con le cineprese “perennemente traballanti” , o altre inquadrature cafone con le luci gialle e verdi a inondare ogni angolo della scena, che fa tanto Michael Bay, ma purtroppo anche il compianto non ce ne voglia, Tony Scott, e che tendono a rovinare i film d'azione di oggi. La cinepresa di Cheang si situa indietro e raccoglie tutta l'azione, con facilità permettendo al pubblico di vedere tutto con chiarezza. In alcuni fotogrammi la cinepresa è fissata sulle macchine condotte, in alto sul parabrezza, creando una inversa e impossibile visione come di una terza persona.
Il suono di “Motorway” è estremamente mixato e squisitamente ben fatto. Non vi è neppure presente una qualche musica rock fastidioso, stanca, sfinita, in definitiva debole o uno score elevato di incidenti. Invece il film viene sostituito con una splendida e avvolgente musica elettro -ambient che accentua la rigida tensione del film. Pensate alle scene di apertura di “Drive”di Nicolas Winding Refn-, dove si usi The Chromatics”'con "TickClock", ma per 90 minuti. A parte i motori ad alta voce e le gomme che stridono, la colonna sonora è relativamente tranquilla. Mi è piaciuto moltissimo da amante dell'elettronica come Cheang ha controllato questo aspetto.
Come “The Sniper” (2011) di Dante Lam, altro stupendo e consimilare titolo, questo film ha i suoi personaggi mantenendo le loro emozioni sotto controllo. Questo non vuol dire che la recitazione non sia buona, perché lo è, anzi proprio ottima. Gli attori come Wong riescono ad ottenere che le loro emozioni attraversino i loro volti e sguardi fissi nel vuoto piuttosto che attraverso le parole e le emozioni esagerate. In alcune scene si può vedere le esitazioni di Lo e Cheung e ti rendi conto che c'è qualcosa del loro passato che li rende così esitanti. Piccole cose come questa che fanno grandi film, anche se separati dalle culture e dalle cinematografie dei rispettivi paesi e continenti come “Drive” e “Motorway” del resto.
Tutto questo ci porta al finale del film, che è spettacolare e mai ridicolo. Jiang sta cercando di sfuggire attraverso di una rampa enorme in un parcheggio con il suo “carico” e una flotta intera di auto della polizia che lo hanno intrappolato. O almeno così pensano. Il film si trasforma in una caccia del gatto al topo con auto, le quali come Jiang cerca con la massima veemenza di sfuggire dalla presa di Cheung che con altrettanta veemenza cerca di chiudergli ogni possibilità di fugada un livello della rampa di parcheggio ad un altro. Gli ultimi 30 minuti sono esaltanti. Alcune parti del finale quasi hanno l'effetto di indurre al tifo.
Nel complesso,“Motorway” è un infernale ed efficace film d'azione. Sapientemente diretto e molto ben recitato. Si crea un'atmosfera inquietante che non lascia mai il pubblico e lo permea dall'inizio alla fine senza mai andarsene, e presentandoci un profondo legame tra un uomo e la sua automobile che si vede raramente nel cinema. I fan di veri classici contemporanei o storicizzati come “Drive”, “Driver -l'imprendibile”, e “Rollercar- 60 secondi e vai!” (Gone in 60 seconds) (Usa 1974) di H.B. Halicki ameranno una pellicola come questa. Come una macchina ben oliata, “Motorway” è un'esperienza che gli amanti veri dell'azione cinematografica semplicemente non si lasceranno scappare.
Golden Horse Film Festival Anno 2012 Nominato al Cavallo d'Oro per la Migliore Coreografia in un film d'Azione Kar Lok Chin.
Puchon Festival Internazionale del Film Fantastico Anno 2012 Nominato al Miglior Film del Festival di Puchon a Pou-Soi Cheang.
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