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Extraterrestre

Regia di Nacho Vigalondo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Extraterrestre

di alan smithee
7 stelle

locandina

Extraterrestre (2011): locandina

Nacho Vigalondo è un gran volpone, misto di talento e furbizia che non possono certo passare inosservati.

Dopo il caso clamoroso di Los Cronocrimenes (Time crimes nel titolo internazionale, mai uscito in Italia ma esploso on line e notissimo al pubblico), sorta di incubo ellittico e paradossale su una discontinuità temporale che getta scompiglio ed inquietudine su un tranquillo padre di famiglia, disallineato temporalmente di pochi minuti rispetto al resto del mondo, alla sua famiglia, e per questo costretto a correre avanti ed indietro nel tempo per riparare i danni occorsi e riappropriarsi del presente, ecco che nel 2011 appare la sua attesa opera seconda: meno dirompente forse, ma certamente ancora più ardua e costruita, macchinosa ma anche affascinante: la scommessa è quella di parlare (già dal titolo) di extraterrestri senza mai farli vedere, ma anzi raccontandoli tramite le storie di un piccolissimo microcosmo di persone che, contro ogni disposizione governativa, si barricano in un palazzo in occasione dell'arrivo di una gigantesca astronave che cinge i cieli della grande città, immobile ma certo dall'aria minacciosa.

Se ne accorgono per caso due amanti occasionali che si svegliano senza ricordarsi nulla della precedente notte di passione, e che, a causa dell'evento straordinario, sono costretti a condividere l'appartamento di lei. Ma poi arriva pure il fidanzato ufficiale di lei, e pure il vicino di casa geloso e pettegolo si intromette, inacidito del fatto che la bella vicina di casa non se lo fila.

Ne nasce una commedia degli imprevisti, del non detto, che cela al suo interno un thriller che il regista tira volutamente per le lunghe, lasciandoci ad un finale che ci fa rimanere interdetti o divertiti, a seconda di come riusciamo a digerire questa assurda, ironica storia di uno sbarco svogliato e anche ben poco premeditato da parte degli extraterrestri più annoiati e inconcludenti che si siano mai visti.

Che poi gli invasori non si vedono mai, a parte un pezzo di astronave che il regista sceglie di farci vedere riflessa su uno schermo televisivo mentre viene ripresa da una telecamera collegata al televisore, e completata dall'abile disegno di Julio, designer piuttosto abile con la matita.

Raccontare l'invasione aliena tramite la tresca tra Julio e Julia (guarda caso stesso nome, anche questo un particolare per nulla casuale ma insistito ed ostentato con sarcasmo, soprattutto ad inizio film) è davvero uno spasso, a pensarci bene. Cinque attori coinvolti, con un protagonista spilungone e dinoccolato come un Pippo disneyano dal fisico sexy e una Michelle Jenner che ha gli occhi più belli e grandi di tutto il cinema iberico. Carlos Areces, il più noto e già visto con Almodovar o splendido protagonista del miglior De La Iglesia nel magnifico Balada triste de trompeta, è il dirimpettaio pettegolo ed impiccione che rappresenta l'incubo di ogni convivenza tra vicini.

Tenendo conto della scaltrezza del regista, alla sorpresina finale ci si può anche arrivare prima della fine: non è tanto questo il punto, ma piuttosto la singolarità è che, una svolta svelati i giochi, ogni spiegazione va a sfumare con l'indolenza ed il qualunquismo più naturali: questo è l vero colpo di genio di questo filmetto furbastro, ma anche esilarante, che a me ha divertito molto, ma che comprendo possa anche indisporre o lasciare contrariati se lo si prende, anche per un solo minuto, seriamente come vorrebbe far sembrare nel suo serioso incipit: l'inizio di un grande, cinico imbroglio farsesco piuttosto riuscito.

 

 

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