Regia di Nacho Vigalondo vedi scheda film
Una “topa” (ma con dei sentimenti), uno paranoico (con la faccia da schiaffi), un attivista-terrorista (travestito da vicino della porta accanto) ed un uomo normale assistono impotenti all’invasione di “forze occulte”, invisibili. Un’invasione che sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) venire da lontano.
Nell’estenuante limbo dell’attesa di qualcosa di unico ed irripetibile, si consumano le esperienze di vita più autentiche.
Le grandi occasioni generano cortocircuiti emotivi che liberano la mente da preconcetti e dai paradossi della convivenza civile.
In un ambiente (intimo, domestico ed urbano) spoglio, desertico, ma sensibile al cambiamento, il contatto col “diverso” - con tutto ciò che catalizza sentimenti disturbanti - costituisce un’opzione davvero appetibile.
A volte un inconscio regresso. Altre volte un’opportunità.
Atteso, però, che quel “diverso” non ha propriamente i tratti dell’ “extra”terrestre.
Nel senso che è tutta una questione di prospettive.
Extraterrestre è un film parecchio weird. Curioso - a muovere dal genere (indefinibile) - e congetturale, destabilizza, invero, solo i soggetti predisposti.
Nacho Vigalondo, d’altronde, si muove entro un perimetro sicuro e circoscritto.
Ristretto, infatti, è il set del film, come il “set” della vita, dove le mille imprevedibili sfumature dell’animo umano necessitano giusto di un pretesto per manifestarsi.
E, di sicuro, non c’è pretesto migliore di quello rappresentato dalla minaccia di un’astronave aliena.
Che assiste compiaciuta, in religioso silenzio.
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