Regia di Juan Antonio Bayona vedi scheda film
In un mondo paranoico e ossessionato dalla fine del mondo, i disaster movie hanno assunto connotazioni ben più pe(n)santi rispetto al passato in cui Alieni e Natura se la prendevano con la gloriosa America. Ora ci si costruiscono sopra commedie romantiche come Cercasi amore per la fine del mondo, drammi psicotici come Melancholia o Another Earth, riflessioni esistenziali e soprannaturali come in Hereafter di Eastwood. E proprio partendo da quest’ultimo, possiamo intuire la nuova tendenza: pescare nella realtà le nostre paure. In The Impossible, infatti, come nel film del cineasta americano, c’è lo tsunami realmente avvenuto nel 2004 a farla da protagonista. Ma se per Clint è l’occasione per un’irrealistica “resurrezione”, qui è l’inizio di un thriller vibrante in cui la forza di una famiglia si contrappone alla colossale massa d’acqua che ha terrorizzato il mondo e fatto centinaia di migliaia di vittime. Bayona, che già aveva colpito nel segno con The Orphanage, qui dà il meglio di sé, anche grazie a un Ewan McGregor molto in forma. Con una bella prova di regia alterna virtuosismi alla macchina da presa con immagini di grande impatto, per poi penetrare nell’animo di un piccolo nucleo d’umanità che resiste a qualcosa di enorme, ineluttabile, potente. Bayona ha il pregio di non forzare alcuna situazione, di immaginare una famiglia spagnola investita da qualcosa di terribile e impensabile mentre vive i pochi giorni di paradiso che si è concessa dall’altro capo del mondo. Basta guardare Naomi Watts nel momento in cui riemerge, convinta che i suoi tre figli e il marito siano stati cancellati, o la ricostruzione tecnica dell’immediato post tsunami. E quel dopo è la forza dell’opera: le sensazioni, le scene madri, i rapporti tra i protagonisti, le espressioni di chi cerca una spiegazione o magari solo un conforto, ti portano nel cinema vero – quello fatto di suspense e sentimenti –, ma anche nella realtà. Senti addosso i vestiti bagnati, la paura, il disorientamento di fronte all’impossibile che è divenuto realtà. Nella sua semplicità, nel non voler essere un ca- polavoro ma solo un buon racconto, The Impossible risulta terribilmente efficace. E non ti lascia tranquillo un minuto.
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