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Passannante

Regia di Sergio Colabona vedi scheda film

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La recensione su Passannante

di barabbovich
8 stelle

Il 17 novembre 1878 Giovanni Passannante, un volitivo ragazzo lucano che aveva imparato a leggere e a scrivere, tentò a Napoli il regicidio ai danni di Re Umberto I di Savoia (Bianchi Merisi). Tra processi farsa e finta bonomia del re, gli fu convertita la pena di morte in ergastolo, per cui visse per anni rinchiuso in isolamento nel carcere di Portoferraio, collocato in una cella minuta, umida, buia (Passannante perse la vista), posta sotto il livello del mare e sfamato di niente, al punto che finì per mangiare i propri escrementi. Fu solo uno degli atti scellerati che i Savoia perpetrarono contro di lui per dare un segno forte al movimento anarchico ed evitare la diffusione delle sue idee. Ma non finì lì il sadismo di una famiglia che in seguito avrebbe prodotto personaggi infimi come Vittorio Emanuele III, il re nano campione di codardia, nonché Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto, sui quali, tra gestione della prostituzione e bassissima cronaca mondana, è meglio stendere un pietosissimo velo. Non domi, i Savoia consegnarono al Museo del crimine di Roma il cervello e il corpo di Passannante, classificato dall'allora influentissimo medico Cesare Lombroso come "criminale abituale". Nel frattempo, il corpo giaceva a Salvia di Lucania, ribattezzata Savoia di Lucania - come si chiama tuttora - per volere regale e come risarcimento morale per aver dato i natali all'attentatore. All'uopo, e molti anni dopo che Oliviero Diliberto, ministro della giustizia, ebbe firmato l'atto che permetteva di ricongiungere il corpo con la testa di Passannante, si mobilitarono in molti. Tra questi, in prima fila c'era Ulderico Pesce, che per anni portò il suo spettacolo su Pannannate sui palcoscenici italiani, Andrea Satta, frontman del gruppo rock Têtes de Bois (autori anche dell'ottima colonna sonora) e il giornalista Alessandro De Feo, ribattezzato per l'occasione Alessandro Marchitelli e interpretato da Alberto Gimignani. Per quanto con qualche ingenuità registica e attori non tutti all'altezza, il commovente film di Sergio Colabona - qui all'esordio sul grande schermo dopo anni di regie televisive - è un inedito, coraggioso e riuscitissimo collage in forma di inchiesta che monta con assoluto nitore brani dello spettacolo teatrale di Pesce, ricostruzioni di pura finzione (con la figura del protagonista affidata al credibile Fabio Troiano) e persino spezzoni televisivi che fanno montare una rabbia incontenibile nel vedere come i governi italiani - soprattutto quelli di destra (nel film, Castelli ci fa una pessima figura, ma Mastella non è da meno) - hanno trattato il caso Passannante rispetto alla riabilitazione dei Savoia. La testa che mai si piegò da vivo, ma che gli venne tagliata da morto, di quell'idomito idealista si ricongiunse finalmente al corpo nel 2007. Quanto a quell'individuo insulso che fu Umberto I di Savoia, ci pensò Gaetani Bresci a spedirlo anzitempo al creatore, ottenendo un trattamento non molto più amichevole di quello che fu riservato al protagonista di questo film.

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