Regia di Alain Resnais vedi scheda film
Ogni ritorno sulle scene di Alain Resnais, ultranovantenne in forma smagliante e giovane di passione, si traduce in un girotondo un po' folle, cervellotico ma "pieno di grazia" e lievita', humor e brillante resa interpretativa da parte di un folto gruppo di attori affiatati e coinvolti come solo poche volte capita di poter constatare. Pensate solo all'espediente narrativo grandioso di ormai quasi un ventennio fa quando col dittico "Smoking/No smoking" il grande cineasta imbastiva un complicato intreccio di vicende che partivano dal gesto banale di accendersi o non accendersi una sigaretta.
Questa volta il grande regista, in concorso a Cannes all'ultimo Palmares, porta sulla scena un bizzarro adattamento di una gia' particolare versione della tragedia Eurydice, ispirata alla versione teatrale del '41 del drammaturgo francese Jean Anouilh.
La vicenda ha inizio con una trama intrigante e quasi machiavellica secondo la quale una telefonata secca, professionale e ripetuta per ognuno dei personaggi coinvolti, comunica con una certa freddezza e compostezza ad ogni attore (chiamato qui col proprio nome reale) che il regista teatrale Antoine d'Anthac e' morto e che, per suo desiderio, ognuno di loro è convocato presso la magione del defunto, nascosta presso un arroccato paesino di montagna. Lassu' gli attori verranno messi al corrente delle sue ultime intenzioni testamentarie. In quella enorme e suggestiva dimora avra' luogo tutta una programmatissima cerimonia in cui gli attori scopriranno che il defunto stava lavorando ad un adattamento moderno e con attori giovani e scenografie da strada, del mito tragico di Orfeo ed Euridice. Gli attori dovranno vedere le prove filmate e rivivere le intensita' provate durante una vita trascorsa sul palcoscenico a recitare questa ed altre opere. L'occasione di vedere quei giovani e bravi attori recitare il dramma, fa nascere in ogni teatrante memorie ritenute perdute, ed il desiderio irrefrenabile di ritornare sul palcoscenico e rivivere le esperienze di un testo seducente e prezioso emotivamente: e dunque due coppie, una piu' matura (Arditi e Azema), l'altra piu' giovane (Wilson e Consigny; una magnifica, seducente e sexy come mai e mai cosi' ben valorizzata Anne Consigny) riprenderanno i ruoli principali, mentre agli altri spettera' ogni altro ruolo fondamentale pur se di contorno. La scenografia elegante e suggestiva ci trasporta in un carosello di saloni immensi ed eleganti, stazioni ferroviarie semi-deserte, binari di treni abbandonati che hanno un forte impatto visivo ed emozionale sullo spettatore, sempre diviso tra questa ambientazione sopra le righe e quasi favolistica e quella suburbana riguardante la trasposizione giovanile e quasi rap a cui lavorata lo scomparso.
Una bella sfida per un novantenne cineasta che condivide con l'ancor piu' vegliardo de Oliveira una giovinezza d'animo che fa invidia a molti registi esordienti sotto i trent'anni.
L'unico appunto, gia' rimarcato da chi mi ha preceduto nella recensione del film, e' un titolo forse un po' troppo altezzoso: infatti c'e' un po' da dubitare che un pubblico, almeno quello un po' piu' smaliziato e di buona memoria, non abbia davvero ancora visto nulla (di simile) ...e a tal proposito mi viene almeno in mente il geniale e commovente commiato dal cinema e dalla vita del grande Louis Malle col suo Vanya sulla 42esima strada di fine anni '90. Ma tutto cio' e' solo un appunto, un cavillo di poco conto, un vanto che Resnais puo' permettersi il lusso di attribuirsi; una precisazione che nulla toglie alla grandezza regististica di uno dei piu' geniali cineasti francesi, forse il piu' grande nel saper coinvolgere, stregare e far completamente suoi il soliti grandi attori che non sanno negarsi alla sua illustre irrinunciabile chiamata.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta