Regia di Vincent Paronnaud, Marjane Satrapi vedi scheda film
- Mamma... qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa ti dicano... non andare a vedere Pollo alle prugne. Per nessun motivo!
- Ma tu l'hai visto!
-Sì.. e sto ancora cercando gli insulti adatti per parlarne...
Se non doveste avere più mie notizie nei prossimi giorni è probabile che Marriane Satrapi e Vincent Paronnaud mi siano venuti a cercare sotto casa per corcarmi di botte dopo aver letto la stroncatura del loro pollo alle prugne.
Penso al povero Almaric costretto a lunghe sedute di trucco per somigliare a Giovanni Storti di Aldo, Giovanni e Giacomo, tanto che ti aspetti lo sketch della cadrega da un momento all'altro, costretto poi ad una performance sopra le righe, anche se non senza un certo compiacimento...
Dopo poche scene la domanda è sorta spontanea... ma chi te credi d'esse'... Amelie?
E infatti l'impressione è proprio di un Jeunet ( e Caro) privato del più minimo accenno di ironia.
Non ci risparmiano nulla i due registi... il taglio fumettistico, i siparietti, le digressioni decisamente inutili, l'acceno mistico, l'amore negato, il digitale, i chiaro/scuri espressionisti, il piccolo cartoon, i bambini, il pollo alle prugne stesso, che sarebbe stato più consono ai peperoni.
Un film che cerca di nascere come "gioiellino", di autoreferenziarsi come cult ma tarocco (non nel senso della pregiata qualità di arancia sicula bensì nella sua accezione di falso/imitazione).
In tutto questo dispiego di mezzi e di intenzioni è ancora più imperdonabile che faccia capolino una noia incontrollabile che fa venire voglia di fuggire dal cinema e desiderare che la morte del protagonista avvenga in due giorni invece che otto.
Un vero peccato, il soggetto c'era ed era anche molto bello e poetico, questa volta la "colpa" è proprio di una regia furbetta e senza cuore. Da evitare come la peste nera.
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