Regia di Vincent Paronnaud, Marjane Satrapi vedi scheda film
Si fa presto a dire: facciamo un film alla Jeunet (e Caro), alla Jaco Van Dormael, come se bastassero due suggestive ambientazioni d'epoca, scenografie stilizzate e "disegnate" a puntino, un costumista preciso, qualche visione onirica, due effetti speciali "poveri ma belli", ed un grappolo di attori chic ed interessanti per rendere tutto estremamente intelligente e riuscito.
La vicenda di Nasser-Ali, musicista fannullone sposato senza amore con una timida insegnante di matematica, che si imbarca in mille peripezie per ricercare uno strumento che gli permetta di avere la notorieta' di cui non ha mai goduto, dopo che oltretutto la moglie gli ha rotto il suo strumento in occasione dell'ennesimo litigio, e' il presupposto dei due registi per raccontarci una storiella della ricerca dei propri sentimenti, delle reali aspettative della vita, anche a costo di rinunuciare a quelli che ormai sono i propri affetti e la propria stabilita'. Ma il rischio di seguire l'amore di una vita puo' alla fine costringerti a perdere tutto quanto, in nome di qualche attimo di vero sentimento.
Il problema del filmetto e' che i registi, forse un po' troppo legati alla loro esperienza precedente di cartoonist, cedono troppo spesso alla carineria, alla artificiosita' e alla leziosita' di scenografie finte, come di cartapesta che rendono il set un ambiente chiuso e soffocante, dove l'aria spesso diventa irrespirabile o quanto meno si avverte un fastidioso odore di chiuso. O, per dirla nei termini culinari suggeriti dal titolo, 'sto pollo alle prugne ha un gusto subito seducente, ma cede ben presto ad una stucchevolezza dolciastra che porta un po' alla nausea.
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