Regia di Vincent Paronnaud, Marjane Satrapi vedi scheda film
Il film è il racconto delle ultime otto giornate di Nasser Alì, grande violinista che, disteso sul proprio letto, attende la morte, mentre passano davanti alla sua mente ricordi dolci e tristi, confusi con l’immaginazione del futuro dei figli, cresciuti e invecchiati
Nasser Alì (Mathieu Amalric) viveva a Teheran con i due figlioletti e con con la moglie mai amata, Faranguisse (Maria de Medeiros), che dopo un violento litigio, gli aveva distrutto il violino - preziosa eredità del suo vecchio maestro - indispensabile all’eccellenza delle sue esecuzioni, e lui si era lasciato morire d’inedia, ricostruendo, nel delirio dei suoi ultimi otto giorni, le tappe importanti della sua vita: dagli studi musicali, all’amore ricambiato per la bellissima Irâne (Golshifteh Farahan) osteggiato dall’opposizione dei genitori di lei, ma perenne fonte di ispirazione della sua arte, e vivo negli anni nonostante la lontananza e le vicissitudini successive.
Forse era stato proprio l’ultimo casuale incontro con lei – che non l’aveva dimenticato – a determinare la sua ferma volontà di morire.
Nel film si incrociano molteplici piani temporali, in cui presente, passato e futuro si collocano su scenari diversi, fatti di luoghi reali, ma anche di piatti sfondi di cartone disegnato e colorato con raffinatezza e infine ritagliato.
Nei luoghi, veri o di cartone, le vicende rievocate si trasformano in favolosi eventi, la cui lontananza nel tempo è espressa anche attraverso l’assenza di prospettiva spaziale tipica del racconto disegnato.
Pollo alle prugne è diretto e sceneggiato da Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi, autori del libro a fumetti che porta lo stesso titolo; li conosciamo entrambi poiché qualche anno prima avevano portato sullo schermo il loro delizioso Persepolis.
Nel nuovo progetto, l’amore per Irâne evoca la patria perduta dagli esuli Vincent Paronnaud e Marjane Satrap, polisemica storia d’amore da lontano – forse omaggio, in terra di Francia, all’antica cultura cortese – allusiva della condizione politica senza futuro, gravata dal dolore disperato per l’impossibile riavvicinamento.
Mathieu Amalric, nella sua intensa e dolente interpretazione, è sempre in parte; attorno a lui, altri bravi attori, da Golshifteh Farahani ai due piccini che interpretano i figli di Nasser Alì, fino alla sorprendente Isabella Rossellini nei panni della madre di Alì; adeguate le molte “maschere” dai volti piatti e poco espressivi, perfette per essere fissate nel contesto del fumetto colto e un po’ chic, che è tanta parte del film.
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