Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Storia d’amore e di malattia. Quando la disabilità si incunea nella vita degli anziani Georges e Anne, il loro amore decennale, equilibrato, passionevole, coeso, si complica. E gli equilibri vanno ristabiliti, soprattutto perché Anne, finita sulla sedia a rotelle, non ne vuol sapere di rassegnarsi alla sua nuova condizione.
Nel film di Haneke, Palma d’oro a Cannes nel 2012 e miglior film straniero agli Oscar 2013, colpisce molto, tra i numerosi e delicati temi trattati, l’improvvisa dipendenza dall’altro a cui Anne va incontro: una dipendenza che non è soltanto fisica, ma soprattutto psicologica e sociale, per cui cambia la condizione di Georges e di conseguenza quella della coppia. Un film intimista, delicato, con un’interpretazione sublime della coppia formata da Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, sottolineato dalla scelta registica di una camera spesso statica e di movimenti di macchina impercettibili, con dialoghi ripresi sovente da un unico punto di vista, rinunciando al campo e controcampo tipico del montaggio di tali sequenze (in realtà Haneke sembra quasi limitare ogni tipo di decoupàge, preferendogli a volte il pianosequenza).
Un film d’autore, indipendente, ma anche coraggioso e pieno di una naturalezza che a tratti quasi fa dimenticare che si tratti di un prodotto di finzione, tanta è la naturalezza con cui la macchina da presa narra le vicende. Una visione che scorre via veloce, nonostante gli oltre 120 minuti di durata, con un ossessivo frame che torna sovente nella mente dello spettatore, a causa di quel toccante flash-forward che apre il film. Una sconfinata sfilza di riconoscimenti testimonia la bontà di un progetto sorprendente, fin dalla scrittura originale dello stesso regista austriaco.
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