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Amour

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Amour

di sasso67
10 stelle

Nel suo romanzo Everyman, del 2006, lo scrittore americano Philip Roth racconta di un protagonista settantunenne, che comincia a sentirsi vecchio e ad approssimarsi alla morte. Al giorno d'oggi, 71 anni non coincidono più con la vecchiaia, ma il protagonista di Everyman sente fortissimo il rimpianto per tutte quelle attività che, a causa dell'età, non può più praticare, a cominciare dal sesso e dallo sport. Quest'uomo, rimasto solo, va a vivere in una di quelle località sul mare, dove molti anziani abbienti si trasferiscono per trascorrere in tranquillità gli ultimi anni di vita. Qui, il protagonista del romanzo di Roth entra in contatto con altri anziani, suoi e coetanei e più vecchi, dei quali lo scrittore dice che «la loro biografia coincideva ormai con le loro cartelle cliniche».

È più o meno questo che succede ad Anne, anziana signora parigina che con il marito Georges condivide lo status di insegnante di musica in pensione, oltre che, da anni. un'esistenza tranquilla e dignitosa, fatta della spesa quotidiana, della lettura del giornale (il progressista Le Monde) e dei libri, di ore dedicate all'ascolto della musica, sia al teatro che allo stereo del salotto.

Quando la malattia si accanisce sul suo corpo attraverso una serie progressiva ed implacabile di ischemie, la donna, appena uscita da un primo ricovero ospedaliero, rendendosi conto che la situazione non potrà che peggiorare, chiede al marito la promessa di non farle fare tutta l'immaginabile trafila negli ospedali.

La situazione, difatti, si aggrava rapidamente - del resto, come dicono gli anziani dalle mie parti, «più che vecchi 'un si diventa» -, accumulando le umiliazioni per un fisico che non risponde più, alla altrettanto umiliante dipendenza da infermiere e badanti.

Trovatosi da solo a gestire la malattia della moglie (anche perché la figlia, che vive a Londra, è troppo presa dai propri problemi sentimentali, familiari, professionali e finanziari), stretto nella morsa di dover assistere all'indicibile (anche perché mano a mano la donna perde l'uso della parola) sofferenza di Anne e di tormentarsi nel dubbio che la compagna di una vita rifiuti di alimentarsi per porre fine a quei patimenti, Georges compie il gesto più estremo richiesto dal sentimento indicato nel titolo.

E, per dimostrare che quello dell'uomo non è stato un atto di puro egoismo, Haneke conclude il film con il suicidio dell'anziano, cui abbiamo assistito fin dalle prime scene.

Questo di Haneke è un capolavoro dei nostri anni,  che propone l'amore quale unico giudice ed unico medico, rispetto a malattie che, se non annullano la volontà, impediscono la capacità di manifestarla. In questo senso, Georges, in forza dell'amour che lo lega da sempre ad Anne, ha il diritto di decidere come curarla e come porre fine alle sue sofferenze, perché lui sa.

Per mie convinzioni etiche e "filosofiche", sono particolarmente in sintonia con il tema del film, anche se bisogna riconoscere che Amour non è (diversamente da Bella addormentata di Bellocchio, che si pone su un piano più "politico") un film a tesi: è, piuttosto, un'opera poetica, che raggiunge l'obiettivo di colpire contemporaneamente testa e cuore dello spettatore.

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