Regia di Michael Haneke vedi scheda film
La geometria del dolore, secondo Haneke. Un film sepolcrale, dove anche la casa, unico scenario, con il suo corollario di stanze, porte aperte, chiuse, finestre, è tomba. L'amore, tanto sbandierato nel titolo, è cosa che pulsa sotto spesse coltri di ghiaccio, mentre l'incedere della malattìa è inesorabile fino al dramma finale. Nessuna sorpresa, nessuno sgarbo alla decomposizione. Riprese perfette, nel senso peggiore del termine, allungate allo spasimo, al limite del morboso, qualche sussulto qui e là. Sopravvalutatissimo. Sufficiente solo ed esclusivamente per il lavoro meraviglioso di Trintignant e della Riva. Solo loro valgono la visione, per un film spocchioso ed elitario
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