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Amour

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Amour

di ROTOTOM
8 stelle

Amour è un film difficile e ostico ma anche affascinante e lucido su quello che è il vero tabù della società contemporanea: la decadenza fisica, l’oblio in vita che non permette soluzioni e al contempo alcuna retorica.

Amour, amore. Nei passi lenti, pesanti come ricordi. Nel parquet scricchiolante. Nella nobiltà di una casa antica, sorretta da suppellettili colme di cultura raccolta pazientemente durante l’esistenza. Catalogata, testimone di un trascorso fiero.  Nei soffitti alti dell’appartamento echeggiano i fantasmi di una vita, le parole, i piccoli litigi, le rappacificazioni. E’ importante la casa nella quale si svolge la vicenda, Haneke ci scivola dentro e come un chirurgo, seziona, mostra, attende che qualcosa accada, un respiro sguardo singulto mano movimento sfoglio di giornale lacrima. Qualcosa. La quotidianità è alla fine, le fasi della vita si susseguono e quando la scintilla si spegne, quando gli occhi non hanno più nello sguardo la consapevolezza del passato che merita ossequi e dolcezza, ne inizia un’altra che si impregna di offesa.

Offesa gravissima, ingiusta, atroce e brutale, quella  fotografata ferma nel suo essere inevitabile, assurda, patetica.  L’oltraggio del nulla in vita, del lento scivolare nelle ombre mentre il corpo reclama ancora contatto, attenzione, cura e rispetto senza poter ricambiare nulla. Amour è una presa in giro, lo spazio tra una barzelletta greve e un riso sommesso, pudico. Un respiro tra una sconcezza e il rossore indignato. La camera d’aria tra un singhiozzo e un altro.

E’ un indegno atto di violenza, che fa irruzione nella casa sfondando con clamore gli stipiti della porta e viola l’intimità del focolare. L’atto di violenza che Haneke riporta nei suoi film come metafora dell’inevitabilità del dolore e della prevaricazione. La famiglia e gli affetti sono le vittime di questa violenza che offende nel profondo la vita di Georges e Anne scardinandone la dolente, pacata esistenza.

Un futuro osceno che cola ai piedi del letto e marcisce. Osceno, fuori dalla scena. Haneke non conosce pudore perché il pudore è figlio illegittimo dell’ipocrisia. Fuori scena rimane la lacrima,  la commiserazione,  la retorica. Il quadro di Haneke è un’opera lucidissima e marmorea sulla dignità che mai deve essere disattesa dal ridicolo del corpo che avvizzisce e della mente che si slaccia dalla ragione.

Georges e Anne, maestri di una musica che si interrompe, la melodia –sempre diegetica -  si arrende nelle dita non più padrone del tempo. Un tempo che non ha scansione, scorre e consuma la mente di Anne ma sembra sempre lo stesso momento. Perde rilevanza nelle lunghe scene a quadro fisso, nel quale le figure galleggiano liquorose, sbigottite e tristi raschiando in quella fine così ingiusta un moto di ribellione, rabbioso, che riporti in un ultimo disperato assalto la dignità in primo piano.

Capolavoro di Haneke, film coraggioso e feroce con due interpreti di straordinaria intensità. Jean-Luis Trintignant e Emmauelle Riva musa di Alain Resnais nel capolavoro della Nouvelle Vague, Hiroshima mon amour. Entrambi esibiscono ogni  ferita nello sguardo che si appresta a contemplare l’orizzonte della vita, ferite portate in scena direttamente dalla realtà per Trintignant, vittima di un dolore più grande della vita stessa. Esibiscono i corpi sfatti, le incertezze, la fatica dell’esistere, finzione che attraversa lo schermo facendosi verità. Colpisce duro, Haneke ma solleva da qualsiasi pietismo con una messa in scena radicale, un quadro lucido sull’ imprescindibile violenza della vita e sulla dolcezza del cercare riparo l’uno negli occhi dell’altra.  Un realismo glaciale e terrificante, uno sguardo su un futuro che sa di inevitabile e che costringe a specchiarsi in quella che forse potrà essere la fine di ogni esistenza. Amour , è tutto quello che resta appiccicato ad un sogno breve  come è la vita, la chiusura fantasmatica materializza questo grande amore riverberandone le anime in tutta la loro consistenza. Anime legate da un sentimento, l’amour più forte di qualsiasi oltraggio. 

 

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