Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Sarà che mi piace poco lo spionaggio, - anche se in realtà, non è un film di quel genere, quanto piuttosto una sorta di biografia su un personaggio controverso, non privo di contraddizioni e ambiguità - ma ho preferito molto di più altre prove del regista; ero rimasta entusiasta da opere come Million Dollar Baby, Gran Torino.
Così mi spiace dirlo, perchè adoro comunque questo regista e il suo cinema, ma il confronto, a torto o ragione, un po' mi ha deluso. Perfino Hereafter lo ritengo migliore di questo J. Edgar.
Nonostante questo, la mano del regista è inconfondibile anche qui, e il film è ottimamente girato, ma forse per colpa della storia, c'è una freddezza di fondo che respinge lo spettatore, o quanto meno non lo coinvolge.
Capisco la scelta stilistica fatta da Eastwood, di girare un film tanto cupo, pieno di scene scure e buie dove i personaggi scompaiono o si nascondono come figure inquietanti nell'ombra, che imbastiscono trame, controllano presidenti e uomini politici, tutto a rappresentazione di un potere oscuro che dominava l' America di quegli anni, che conviveva con lo spauracchio del comunismo e dei sovversivi radicali.
L'oscurità nasconde il marcio, anime nere vi si muovono dentro, sospetto e tensione dominano su tutto, e la libertà vantata a modello è illusoria.
J. Edgar Hoover, figura carismatica, accentratore, organizzatore e capo dell' FBI per oltre mezzo secolo, dagli anni '20 fino agli anni '70, si muove in questo mondo e nella storia dell'epoca con le sue ossessioni maniacali per esercitare il controllo, anche con metodi poco ortodossi, le sue paure e la sua idea personale per la difesa della libertà e del suo paese.
Attorno e vicino a lui, altre figure lo accompagnano, ne seguono il percorso, lo condizionano e sono condizionate, come la madre rigida e severa, (la sempre brava Judi Dench) con cui Edgar non riesce a tagliare il cordone ombelicale, la sua segretaria di fiducia Helen Gandy, forse la sola che ne conosce e custodisce i segreti fino all'ultimo, o il braccio destro Clyde Tonson con cui il capo dell'FBI instaura un rapporto ambiguo, ma non ci è dato sapere se i due uomini avessero davvero una relazione omossessuale e al film non interessa puntare l'attenzione su questo, anche se è sottointeso un nascosto sentimento d'amore che forse non verrà mai manifestato, salvo che nella scena veramente intensa dell' alterco fra i due che culmina col bacio.
La seconda parte del film è quella più coinvolgente perchè punta l'attenzione sui rapporti dei personaggi, la prima si concentra sulle gesta presunte o reali del personaggio, raccontate da Hoover stesso a un giovane agente del Bureau.
Leonardo Di Caprio si riconferma bravissimo, cimentandosi in una prova attoriale notevole e difficile più di altre, riuscendo ad essere molto convincente; suggerisce spessore e forza anche sotto il pesante trucco da vecchio che lo rende quasi irriconoscibile.
Un buon film, certamente, da qualcuno giudicato un capolavoro - e sarà anche vero da un certo punto di vista, - ma secondo me manca quella marcia in più, quella scintilla che attira come un faro, che lo renderebbe davvero un grande film.
Tre stelle e mezzo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta