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J. Edgar

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su J. Edgar

di GIMON 82
8 stelle

Dopo il monumentale "Gran Torino" il buon vecchio Clint (ri)entra 
nel CUORE della "sua" America con la potente messa in scena di una vita controversa: quella di John Edgar Hoover, indiscusso capo dell'F.B.I.,mezzo secolo al potere di un organo investigativo,di cui ne era padre,madre e figlio.La "famiglia" di Hoover era questa,di un uomo pignolo,anaffetivo,nevrotico;tutto per uno scopo: servire la patria,una "mother" di tutto un popolo che scorge i suoi nemici nelle vis-cattocomuniste di maccartiana memoria,ripudiando l'animo sessista del potere.Una componente sessuofobica parte cruciale dell'animo "hooveriano",una personalita' egocentrica,fragile, dal tratto ossessivo-compulsivo teso a mascherare una malcelata omossessualita'.Nella storia umana le "facce" del POTERE hanno spesso avuto un lato controverso,una "maschera" privata che Eastwood esalta in fisime che tagliano in due Di Caprio/Hoover,uomo succube di una madre (splendida Judi Dench) rigida,inflessibile,omofobica per la quale il giovane John nutre una veneranda ammirazione.Dall'alto lato vi è il John pubblico:cinico,duro,senza pieta' nei confronti del NEMICO comunista,chiunque mette in pericolo lo stato è un insetto da schiacciare.Un cinema classico quello di J.EDGAR (e di Eastwood) che segue il canone del cinema americano anni 30 con il "gangster" Cagney e Shirley Temple portavessillo di un epoca vintage in bianco e nero a cui OLD CLINT innesta inquadrature "Leoniane" che innalzano il film in vette di serrato classicismo.Clint ci regala un ennesimo "capolavoro",un film quadrato, dal tono rigido come il protagonista,le emozioni sono sospese nel gelo dell'animo "hooveriano" fino ad una catarsi di lacrime nel finale:quelle di chi ha vissuto nella razionalita' assoluta il cui CUORE non ha mai avuto spazio.Quello di Hoover è un giocare sporco col suo animo e quello degli altri,una negazione di sè, analizzata da Clint con mestiere.Eastwood nel caso usa le menzogne di J.Edgar per chiarire la complessita' dell'uomo,che si erige ad "EROE" per "illuminare" se stesso oscurando gli altri.Ma chi ti ama e conosce davvero vive la bugia con silenzio,ribadendotela all'ormai crepuscolo vitale.Clyde Tolson è l'emissario di cio',Tolson ama un "gelo" umano per il suo "essere",il legame Hoover/Tolson è simbiotico,alchemico ma anche freddo,cinico e distaccato da parte di Hoover,Tolson è invece caldo,sincero e passionale.Un antitesi emozionale che pero' non appassiona e non chiama all'empatia con i personaggi.La "pecca" della pellicola è questa:un film convincente,didascalico con punte retoriche ma avvincente.Ma il mix questa volta non fa centro rispetto a "Gran Torino",dove Kowalsky diventava il "nonno" di tutti noi,li si entrava nel "gioco" della storia qui si rimane convinti dell'impianto solido,ma manca il magnetismo "Eastwoodiano"  forse per via di un personaggio che suscita diffidenza e antipatia.J.EDGAR aldila' di queste mie considerazioni è un film potente in tutto:nella regia,nel linguaggio solido,nei flashback sontuosi e nella fotografia statica ma dal tocco ieratico,magistrale nel gioco d'ombre,esaltante i luoghi bui dell'animo "Hooveriano".Menzione finale per la performance superlativa di Di Caprio,invecchiato,imbolsito,nevrotico,Leo dimostra a tutti una recitazione di notevole caratura il lavoro dei truccatori è forse un po enfatico,ma di un realismo enorme.Leo/Hoover è la metafora di un attore ormai maturo a cui Hollywood in ogni première sembra aver sbattuto le porte in faccia.J.Edgar è l'interpretazione piu' carnale,autentica e "sofferta" di Di Caprio,questa volta era quella buona per diventare "nipote" dello "Zio Oscar",ma l'Academy Award gli ha fatto uno "scherzo":ha preferito un "cugino" francese,uno stucchevole attore del muto,con simpatico cagnolino al seguito......

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