Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
I film biografici sono sempre una materia molto ostica, anche per un autore ormai dall'esperienza quarantennale dietro la macchina da presa come Eastwood: il cineasta di San Francisco ha raggiunto una padronanza di stile che si potrebbe definire classica ed un uso del montaggio, tramite il continuo ricorso al flashback, davvero virtuosistico. Basti pensare alla sequenza magistrale di Hoover e il suo fidato collaboratore Tolson che salgono anziani con l'ascensore e, quando la porta si apre, li ritroviamo di colpo negli anni '20.
Il problema del film, a mio avviso, sta nella sceneggiatura di Dustin Lance Black: mentre per 'Milk' era riuscito rendere l'idea di un personaggio pubblico, analizzandolo sotto diverse sfaccettature, con questo script, non si riesce bene a comprendere con chiarezza la figura del creatore e capo dell'F.B.I.
Inoltre, si è dato ampio risalto ad episodi come il rapimento del figlio di Lindbergh a scapito di altri, come ad esempio, la persecuzione nei confronti di Martin Luther King (appena accennata in due o tre sequenze) o di Charlie Chaplin, molto importanti in quanto aventi un carattere 'politico'.
Per quanto riguarda la sfera privata poi, il rapporto ossessivo con la madre (ottima Judi Dench) è reso bene, mentre quello con il vice Clyde Tolson, viene risolto in due scene che reputo dirette in maniera sbrigativa dal regista.
Il protagonista Leonardo Di Caprio, sotto un trucco pesantissimo, ai limiti del ridicolo, che mi ricorda il Charles Foster Kane di 'Quarto potere', getta anima e corpo nel progetto ma la solita voce che lo doppia da molti anni rende molto difficile un giudizio approfondito sulla sua prova. Defilata Naomi Watts in qualità di segretaria del capo.
Un altro piccolo appunto sul doppiaggio: quando Hoover parla di alcuni criminali arrestati dal Bureau cita, tra gli altri, 'mitragliatore' Kelly; perché non usare 'Machine gun', nome col quale era meglio conosciuto? Oltretutto, letteralmente, avrebbero dovuto tradurre mitragliatrice.
Impeccabili la ricostruzione d'epoca dello scenografo James J. Murakami e la fotografia di Tom Stern.
Nel complesso un buon film con qualche lacuna ma certamente lontano dall'essere tra i capolavori del regista.
Voto: 7/8.
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