Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Film severamente impegnativo, perché il personaggio oggetto del racconto fu una figura molto ingombrante, scomoda, antipatica, dura, contrapposta ai poteri politici. Esso stesso era un potere politico in senso lato. Non risultò conciliante con alcuno degli otto presidenti degli Stati Uniti che incontrò nel suo percorso quarantennale di diretto.
A mio parere personale, quando il grande Clint si dedica al biopic di personaggi che hanno destato il suo interesse piace meno del solito alla sua sterminata platea di ammiratori. Anche questa volta, il film era atteso in maniera spasmodica e forse ha deluso gli spettatori, soprattutto coloro i quali si aspettavano una storia un po’ più “movimentata”. Clint ha prodotto un’opera sicuramente grandiosa, monumentale, granitica, ma la mano artistica del grande regista caro a tutti gli appassionati non è quella delicatissima con cui ci ha raccontato i drammi personali visti in capolavori come MILLION DOLLAR BABY, MYSTIC RIVER, CHANGELING, GRAN TORINO. Cosa che invece non succede in INVICTUS e in questo caso. Ma la sua sfortuna è che ci si attende sempre tanto da lui.
Il film è severamente impegnativo, perché il personaggio oggetto del racconto fu una figura molto ingombrante, scomoda, antipatica, dura, contrapposta ai poteri politici. Esso stesso era un potere politico in senso lato. Non risultò conciliante con alcuno degli otto presidenti degli Stati Uniti che incontrò nel suo percorso quarantennale di direttore dell’FBI. Così nemico dei presidenti che, alla morte del fondatore del Bureau, Nixon decretò la limitazione temporale dell’incarico. Ne viene fuori una trama molto “parlata” e raccontata con parecchi flashback e l’attenzione dello spettatore deve essere continuamente all’erta.
Leonardo Di Caprio è al massimo delle aspettative, deve sempre dare il meglio di sé, perché appunto il personaggio è proprio tosto e Clint ne racconta i vari aspetti familiari, affettivi e di lavoro, che sono tutti interconnessi. Anche perché per J. Edgar non c’è mai pausa nella sua attività, il suo pensiero è fisso a combattere i nemici che gli sono cresciuti dentro sin da giovane: i comunisti, i grossi malfattori, i poteri forti, tutto ciò che insomma mina la sicurezza della nazione. Buona parte del racconto si incrocia con il famoso rapimento del piccolo Lindbergh, crimine a cui J. Edgar Hoover dedicò tutto se stesso e tutta la squadra di agenti che poteva utilizzare, compreso alcuni studiosi specializzati nelle materie attinenti il rapimento. Al successo dell’indagine ci arrivò anche per la sua determinazione e caparbietà, ma soprattutto perché il successo nel suo campo era l’unico scopo della sua vita, la sua unica droga, non fumava neanche per sembrare più uomo, come lo esortava sua madre, figura dominante e influenzante nella sua formazione giovanile. Non ho ancora potuto ascoltare la versione originale, per cui il giudizio su Di Caprio è per il momento sospeso, anche se tendente al positivo. Ma non si può più veramente vedere in Italia questo attore doppiato dalla solita voce, anzi secondo me il doppiatore, benché bravissimo, ormai lo danneggia, essendo il Leo maturo meritevole di una voce più profonda (basta ascoltarlo in originale per accorgersene).
Naomi Watts è come al solito perfetta, lei non sbaglia mai nulla quando un regista la chiama, è perfetta in ogni occasione, anche quando deve apparire vecchia come in questo caso. Difatti Clint Eastwood la mostra, tranne che in una scena, sempre in età avanzata e lei sembra naturalissima.
La madre di J. Edgar è nelle mani saldissime di Judi Dench, attrice mai sufficientemente stimata quanto merita.
Invece i trucchi degli altri personaggi, specialmente Clyde Tolson da vecchio, sembrano usciti da una festa di carnevale. Questo mi meraviglia conoscendo la cura nei particolare del grande Clint. Comunque da vedere, e con attenzione.
P.S.: Finalmente oggi, 23 maggio 2012, nelle mie mani il bluray e come prevedevo scopro che l’interpretazione di Leo Di Caprio è SUPERBA. Credo che mai abbia avuto a che fare con un personaggio così impegnativo, dopo tutti quelli offerti in questi anni in film di azione o di drammi familiari e il Leo se la cava egregiamente. Ma tutto ciò lo si può scoprire solo ascoltando l’originale. Anche per questo il mio giudizio sul film è migliore del primo impatto avuto in sala.
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