Regia di William Friedkin vedi scheda film
Dopo più di dieci anni dalla prima visione, devo assolutamente ricredermi su Killer Joe, che avevo ingiustamente sottovalutato a suo tempo.
Pur avendo sempre stimato Friedkin per la sua asciuttezza e forza di stile, da "Il braccio violento della legge" all’"Esorcista", da "Il salario della paura" a "Cruising" e "Vivere e morire a Los Angeles", non so perché non fui ammaliato dal film con Matthew McConaughey più di dieci anni fa.
Tutt’altra cosa è stata la visione odierna. Senza vergogna asserisco pienamente che "Killer Joe" è una lezione di cinema, di approfondimento dei personaggi, che vede un cast PERFETTO e raramente così equilibrato. Non si può dire che McConaughey sia unico protagonista, anzi, la sua presenza è sicuramente equilibrata al resto di comprimari, la famiglia “Smith” al completo. Chris (spettacolare Emile Hirsch) è forse l’unico che potrebbe rubare lo scettro di bravura a Joe. Un personaggio incosciente, ingenuo, disperato, e potenzialmente suicida che funge in realtà da cardine di una famiglia Texana che vive in miseria ed è capace di qualsiasi cosa; Juno Temple, nel ruolo di Dottie, figlia “farfalla” di straordinaria bellezza imberbe che ammalierà Joe, Thomas Haden Church, padre inconsapevole, succube e tonto, e la splendida e controversa Gina Gershon. Inoltre bella e per niente scontata anche la breve apparizione di Marc Macaulay.
Killer Joe è un film dalla trama semplice, eppur forte. É la storia di un omicidio necessario al fine di riscuotere un’assicurazione per pagare i debiti di gioco di un figlio folle ed incosciente.
Friedkin caratterizza tantissimo i personaggi, sfiorando quasi il grottesco ma tenendo ben salde le redini grazie ad uno stile mai superfluo, scarno di barocchismi e che ad Hollywood ha fatto sicuramente scuola. Ci sono sicuramente echi dei primi fratelli Coen, soprattutto del noir "Blood Simple", e c’è una impressionante commistione di generi davvero rara.
Friedkin passa dal thriller al poliziesco, mentre accenni erotici e morbosi fanno posto a slanci che sfiorano eccessi Tarantiniani. Il ritmo è indubbiamente uno dei punti di forza del film, grazie ad una scrittura straordinaria che caratterizza ogni singolo personaggio, che non risolve mai ma, al contrario, in un rovinoso crescendo, porta una evidente successione di errori verso la catastrofe. Lo spettatore, pur aspettandoselo fin dall’inizio, senta a crederlo e si lascia ipnotizzare dal linguaggio teso del regista.
Killer Joe è sicuramente un film rabbioso, violento. I rari momenti di luce dei personaggi vengono immediatamente sedati da atti barbari e disperati. Affascinante la descrizione di persone, che apparentemente sembrano legate e facenti parte di una famiglia, sono animate da una disperata e cieca necessità di sopravvivenza. Senza dubbio il miglior Friedkin.
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