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La mummia

Regia di Karl Freund vedi scheda film

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La recensione su La mummia

di YellowBastard
6 stelle

Nel 1922 venne finanziata in Egitto una spedizione archeologica nella Valle dei Re che riuscì a ritrovare la tomba perduta del faraone Tutankhamon e, insieme alla scoperta, diede viita anche al racconto di una maledizione ad opera delle antiche divinità egizie che colpì l’intero gruppo di archeologici che partecipò agli scavi, colpevoli di averne profanato le spoglie, e che, uno dopo l’altro, portò ognuno di loro alla morte.

Nonostante questa diceria sia stata più volte smentita e/o riclassificata a semplice trovata pubblicitaria arrivò comunque alle orecchie di Carl Laemme Jr., demiurgo del versante horror della Universal Studios di suo padre Carl Sr., che decise di mettere in produzione un film ispirata proprio da questa leggenda.

 

halloween Archivi | 6 e mezzo

 

Ancora prima Leamme Jr. aveva chiesto a Richard Schayer di cercare un qualche libro di carattere soprannaturale da adattare per il grande schermo ma non trovando nulla di interessante lo sceneggiatore decise infine di scrivere lui stesso una storia ispirandosi alla vita di Alessandro Conte di Cagliostro, avventuriero e alchimista italiano condannato dalla Chiesa per eresia, raccontando la storia di un mago di 3000 anni che viveva a San Francisco e su cui gravava una maledizione dalla Chiesa.

Successivamente lo scrip di Schayer passò poi nella mani di John L. Balderston, che non solo aveva lavorato con la Universal alle sceneggiature sia di Dracula che di Frankenstein ma che era stato testimone diretto della scoperta della Tomba di Tutankhamon, e decise sulla base della propria esperienza in Egitto di trasformare il mago nella mummia di un antico sacerdote ispirandosi nel nome (Imhotep) a uno scriba veramente esistito e piuttosto conosciuto della storia egizia.

Nasce così l’idea alla base de La Mummia.

 

E benché non sia propriamente un horror in senso stretto, in quanto nato soprattutto come film d’amore (o meglio ancora come una specie di melodramma soprannaturale), riesce comunque a creare uno stato d’inquietudine grazie al uno spirito arcano e senza tempo, avviluppata come in un’atmosfera retrò enfatizzata ulteriormente da un opprimente bianco e nero, e nel quale la vita e la morte ascendono sullo stesso piano esistenziale attraversando le epoche dell’uomo grazie all’immutata volontà d’amore dell’antico sacerdote verso la sua indimenticata compagna, terrorizzando chiunque si oppone al suo cammino ed eliminando chi tenta, in qualche modo, di scongiurare il suo folle intento.

 

Affasciante ed originale ai suoi tempi, in questo senso La Mummia appare anche come una mostruosa personificazione dell’amore imperituro, molto simile a un’ossessione, che sopravvive incontaminato attraverso i secoli e di cui nemmeno la morte è riuscita a porvi fine.

E nel ruolo di Imhothep Boris Karloff da vita a un mostro tale perché afflitto da un male oscuro, un amore talmente enorme che è incapace di tollerare il distacco dalla propria metà in modo che, per quanto deprecabile nelle sue azioni, porta lo spettatore a comprendere il suo meschino ed egoistico bisogno di ricongiungersi con la sua amate

 

Universal Monsters: Boris Karloff da Frankenstein a La Mummia

 

La regia alla fine venne affidata a Karl Freund, un azzardo in quanto, nonostante fosse un brillante direttore della fotografia, qui era alla sua prima esperienza come regista ma fu ritenuto comunque adatta anche (e soprattutto) per l’ottimo lavoro svolto sul set di Dracula, sostituendosi spesso sul set al regista accreditato, Tod Browning, spesso assente per problemi personali e risolvendo in questo modo diversi problemi alla Universal.

 

Con il successo de La Mummia, subito dopo quello anche maggiore di Frankenstein, Boris Karloff divenne ufficialmente l’erede del grande Lon Chaney come miglior interprete di mostri cinematografici, portandolo a essere l’attore più amato dal pubblico riguardo a questo genere di film.

 

Funzionale al film grazie soprattutto al suo aspetto esotico (era di origine rumena) particolarmente pertinente al personaggio interpretato nel film, la protagonista femminile Zita Johan deve purtroppo la sua notorietà più che per il film in sé alle difficoltà di rapporto sul set, divenute celeberrime già all’epoca, con il regista Karl Freund che, alla sua prima esperienza come regista e in una produzione poi così importante, era solito sfogare le proprie insicurezze o i problemi sul set proprio con la povera Zita, divenuta un po la vittima predestinata di ogni suo sfogo collerico.

 

Del cast unico a cavarsela decentemente, insieme a Karloff, è però Edward Van Sloan, attore piuttosto presente in molti degli horror della Universal, che qui ripropone tra l’altro moltissimo del personaggio di Van Helsing interpretato in Dracula appena l’anno prima.

Tra gli altri interpreti della pellicola, senza che nessuno eccelli in qualche misura, anche David Manners, Arthur Byron, Noble Johnson e Bramwell Fletcher.

 

La mummia - film: dove guardare streaming online

 

Nonostante l’ottima prova di Karloff nel ruolo, però, il personaggio della Mummia non riuscì a soddisfare completamente la Universal.

Infatti il protagonista principale appare ai loro occhi soprattutto come un uomo qualsiasi con soltanto qualche trucco di ipnosi, incapace di reggere quindi il confronto con le altre epiche creature dei film della Universal.

Inoltre una degli aspetti più iconici e riusciti del film, ovvero il trucco da mummia ideato per Karloff da Jack Pierce, l’aspetto che più è rimasto nella memoria del pubblico e che ancora oggi ricordiamo a manifesto della pellicola, nel film viene sfruttato soltanto all’inizio e per pochissimi minuti per essere poi completamento abbandonato.

Per questo motivo nei successivi film sulla Mummia, tra l’altro molto più virati all’horror rispetto a questo, il personaggio di Imhothep viene sostituito da Kharis, molto più simile al concetto che oggigiorno conosciamo e consideriamo canonico della Mummia, ovvero un cadavere ambulante, quasi muto o privo di intelletto, una specie di zombie ricoperto completamente dalle bende.  

 

Horror d’altri tempi e caposaldo del genere dell’Universal, il film di Freund deve molto del suo successo alle atmosfere suggestive, con i suoi giochi di luci e ombre, e a riprese e inquadrature figlie dell’espressionismo tedesco, oltre che alla prova di Boris Karloff, ulteriormente esaltato nella sua performance dallo straordinario trucco di Jack Pierce, in un classicissimo esempio di pellicola che deve la propria fortuna più al suo protagonista che non al film in sé, e grazie al quale è riuscito nel tempo a mantenere il suo fascino trasformandosi in un piccolo classico ben oltre ai suoi meriti.

Purtroppo il ritmo e una certa noia in diversi momenti della pellicola le impedisce di ergersi a qualcosa di meglio di un, per quanto esplicativo, semplice reperto di studio di un’era cinematografica rimasta però  troppo legata al suo stesso passato.

 

La Mummia: una leggenda cinematografica lunga 85 anni

 

VOTO: 6

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