Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Prima di visionare l’ultima opera di Francis Ford Coppola bisogna prendere atto della seconda giovinezza imboccata dal celeberrimo regista, maestro indiscusso dell’arte cinematografica, e cercare di inquadrare il suo percorso attraverso una nuova prospettiva: quella della rinascita e della libertà sia a livello produttivo che più astrattamente narrativo.
In questo caso Twixt segna un altro capitolo della fase, che qui assume toni horror, e che cerca e omaggia il cinema di un altro maestro, quel John Carpenter ormai mito del cinema del terrore. Ma l’ambizione è decisamente più alta, man mano che la storia prosegue ci addentriamo in un territorio più gotico, più appartenente al genere che Edgar Allan Poe ha contribuito a creare (un pizzico di poliziesco) e che proprio nella pellicola appare in forma di fantasma nei sogni del protagonista; Hall Baltimore è uno scrittore di mezza tacca, specializzato in romanzi di stregoneria. Quando arriva nel piccolo paese di Swan Valley, dove pare abbia vissuto anche Edgar Allan Poe, viene avvicinato dallo sceriffo che gli introduce una nuova idea per una storia, tratta da un fatto di cronaca che ha visto la morte di una ragazzina per mezzo di un paletto di legno conficcato nel cuore.
La storia, oggettivamente poco originale, è il motore che permette al regista di scavare nell’animo del protagonista, un alcolizzato e sfasato scrittore, ma più ancora rappresenta una sorta di ricerca della redenzione personale per Coppola stesso; non a caso il personaggio di Baltimore riflette una parte della sua vita: i problemi con l’alcool, ma soprattutto la vicenda della morte della figlia, molto simile nella dinamica a quella occorsa alla figlia del protagonista.
Se nel piano contenutistico diventa tutto molto standardizzato, Coppola allora agisce liberamente sul piano formale, operando una marcata separazione tra mondo reale e mondo onirico attraverso l’uso del bianco e nero e scegliendo toni piuttosto bluastri per rimarcare quell’aura di sogno ispiratore così importante nella vita di uno scrittore. La mano del regista si sente ulteriormente sul lavoro degli attori, con un Val Kilmer in gran forma (a livello recitativo, beninteso) e un Bruce Dern sopra le righe quanto basta per immedesimarsi nel ruolo dell’instabile vecchio sceriffo di paese. Ottimo Ben Chaplin che riesce a dare giustizia alla figura del poeta maledetto per eccellenza, proprio come l'immaginario collettivo ce lo ha tramandato.
Insomma, che Coppola abbia deciso di scrollarsi di dosso quell’aura da regista classico pare evidente e il fatto che il cambiamento liberi quasi una sorta di divertimento nell’architettare storie decisamente insolite mostra ampiamente come il suo amore per il cinema è ancora forte e lungi dall’abbandonarlo. VOTO : 6,5/10
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