Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Hall Baltimore è un autore di libri sulla stregoneria. Un giorno, durante la presentazione del suo ultimo romanzo nella cittadella di Swann Halley, entra in contatto con lo sceriffo locale Bobby LaGrange, che gli propone un'idea per una storia basata su dei fatti realmente accaduti, aventi come protagonisti un gruppo di ragazzini ed il pastore della zona, Allan Floyd. Una notte Hall si ritrova in una foresta cupa e alquanto sinistra: qui incontra la piccola e fragile Virginia - conosciuta come V - una ragazzina dalla pelle molto bianca che si rivela sensibile nei suoi confronti, tanto da portarlo inconsapevolmente in un albergo desolato, malconcio e lontano dal paese.
Magnifico esperimento gotico perpetrato dalle mani di un Francis Ford Coppola in formissima, che qui scrive, dirige e produce quella che è a tutt'oggi la sua ultima fatica cinematografica, se non si conta il documentario sperimentale dal titolo "Distant Vision", datato 2015. Tra eleganti rimandi al miglior Kubrick (The Shining) e al Bergman più tetro (L'ora del lupo), il regista ci racconta le visioni e gli incubi del protagonista Hall, interpretato da Val Kilmer, attraverso un'ottima spensierata, originale e totalmente fuori dagli schemi. Non si tratta più del Coppola da film di culto, bensì più dell'autore di film di genere, proprio perché qui vi sono sia un continuo omaggio che un'epocale redenzione verso il cinema gotico, sovrannaturale, grottesco e in parte di mistero, con leggere incursioni thriller che ne arricchiscono la sceneggiatura, già pregna di suo. Basterebbero le brevi scene dialogate con il personaggio di Edgar Allan Poe (Ben Chaplin) per osservare la maestranza di un cineasta che decide finalmente di fare ciò che vuole, fregandosene del riscontro del pubblico, che guarda caso l'ha odiato, e focalizzandosi maggiormente sull'elogio alla storia del culto dell'orrore, andando a pari passo dai romanzi gotici e passando per la tematica del vampirismo, arrivando poi a quella che è una delle scene più cruente ed esplicite dell'ultimo cinema di Coppola, nonché quella in cui il pastore taglia la gola a tutti i ragazzini, rivelando il suo lato più scandaloso ed inquietante; da far venire la pelle d'oca. Chi ne parla come un film mediocre, confuso, nonsense o altro non ha capito nulla a mio modesto parere. "Twixt", con uno strepitoso Tom Waits a farvi da voce narrante, è una pellicola ingiustificatamente sottovalutata, massacrata a pié pari da pubblico e critica, e vittima di un oscurantismo globale che ha limitato alla stessa di godere della visione sul grande schermo. Macché: l'ultimo lungometraggio di Coppola è, a distanza di ben dodici anni dalla sua uscita in sala, attualmente inedito in Italia per cui viene vietata, dunque, la libertà di espressione ad una delle pellicole più inebrianti, sensazionali e agghiaccianti degli ultimi vent'anni, con dei punti altissimi della fotografia in bianco e nero da parte di Mihai Malamaire Jr, un ottimo utilizzo delle musiche di Dan Deacon ed Osvaldo Golijov, uno splendido e caratteristico montaggio di Kevin Bailey, Glen Scantlebury e Robert Schafer, ed una messa in scena talmente tanto precisa e curata da strapparsi i capelli. Un horror così, nonostante le volute imperfezioni ed una marginale ingenuità di scrittura in certi punti, ce lo sogniamo.
Voto: 8
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