Regia di Tanya Wexler vedi scheda film
No. Non è possibile, non ci siamo così. Non si può rovinare un discreto lavoruccio storicamente verosimile, con interpreti adeguati (inspiegabile però la fama della Gyllenhaal, assolutamente modesta) e piccole pretese di analisi sociale, confezionato in maniera ineccepibile, con una didascalica tirata finale - la scena in tribunale - che è un palese insulto all'intelligenza pur minima di qualsiasi spettatore. Che sfacelo! Una donna condannata dall'arringa di un avvocato crudele, l'invito a testimoniare del nostro eroe; l'eroe che irrompe trafelato in quel momento in aula e con quattro ovvie banalità - nessuno che lo interrompa, ovviamente, in un'atmosfera fino a un attimo prima superagitata - convince il giudice a fare il paragone fra l'imputata e sua moglie (!) e quindi a salvare la donna. Ecco, è in quel preciso istante che si sbriciola tutta la credibilità costruita in novanta minuti di un'opera certo non eccelsa, ma comunque piacevole e con dei contenuti originali e interessanti. Forse nel sessantotto un'uscita del genere avrebbe fatto furore: nel 2011 fa solo infuriare. Bravo il protagonista Hugh Dancy, ruolo laterale per Rupert Everett; questo è il terzo film per Tanya Wexler, il primo di una certa rilevanza. Se la sceneggiatura scritta da Howard Gensler, Jonah Lisa Dyer e Stephen Dyer fosse stata più seria nell'affrontare il tema trattato, poi, di certo Hysteria ne avrebbe giovato: sia nella citata scelta di affrontare il tema femminista in maniera vecchia e sciocca, sia nell'atteggiamento comico nei confronti di certi momenti fondamentali della storia; la masturbazione e il vibratore faranno anche ridere istintivamente, in quanto ci riportano a sfere intime solitamente non esplorate dal cinema, ma buttare l'argomento in burletta non fa che andare contro la tesi stessa del film, e a favore degli ottocenteschi bacchettoni maschilisti per i quali il sesso era tabù e mistero, in ogni caso nulla da affrontare a viso aperto. 5,5/10.
Fine 1800. Un giovane medico inglese viene assunto nello studio di un bizzarro ginecologo progressista. Per placare l'isterismo (all'epoca diagnosi generica di qualsiasi disturbo psicofisico femminile) i due elaborano una tecnica di stimolazione manuale dell'utero; gli ottimi risultati portano a inventare un apparecchio elettrico che sostituisca la mano del medico.
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