Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
"Così passa e ritorna il bene ed il male degli uomini, e il tempo è simile all'andare del fiume"
Nel delta ferrarese del fiume Po, la vita ed i destini agri di due famiglie dai mestieri in qualche modo complementari dei coltivatori di grano, e di mugnai, ovvero rispettivamente i Verginesi e Scacerni, sembra trovare una provvida soluzione quando l'amore tra i due giovani rappresentanti delle due, Berta e Orbino,viene finalmente dichiarato al punto da dichiararsi pubblicamente, in vista di un matrimonio che unirebbe amore ad affari. Ma se da una parte quel breve attimo di felicità è interrotto con l'arrivo della Guardia di finanza al mulino, che coglie in flagranza di reato l'esercizio dello stesso senza il misuratore per l'applicazione della tassa, dall'altro ai Verginesi, la visita dell'arrogante e risoluti proprietario dei terreni, provoca parimenti dei problemi e delle insofferenze.
Da una parte si arriverà all'incendio del mulino, azione intrapresa scientemente dall'impulsivo fratello di Berta, Princivalle per dissimulare una disgrazia in luogo di un ennesimo smascheramento di un tentativo di truffa ai danni dello Stato che imporrebbe non solo la chiusura del mulino, ma anche l'arresto dei titolari.
Dall'altra, l'obbligo imposto dall'arrogante latifondista alla famiglia di contadini di passare ad un tipo di coltivazione intensiva delle terre, crea un tale malumore che, aizzato altresì delle prime riunioni a stampo sindacale rese più accese dalla promulgazione delle prime teorie di stampo socialista, scatenano tra i contadini e gli agricoltori una prima manifestazione di ribellione contro la tirrania dei proprietari dei terreni, che si manifesta ed estrinseca nell'organizzazione di un vero e proprio sciopero dei lavoratori, con tanto di intervento delle forze dell'ordine ad armi sguainate.
Ma lo sciopero procura altresì l'inimicizia tra le due famiglie, rifiutandosi i mugnai di interrompere il loro lavoro, e sarà nuovamente il focoso Princivalle a farsi carico della tragedia, quando, persuaso dalle malelingue che la sorella Berta è stata da lui disonorata, lo andrà a cercare e, mosso da una rabbia incontenibile, arriverà ad ucciderlo, salvo poi pentirsi e finendo per rammaricarsi di questo turpe episodio per tutta la vita.
Da una sceneggiatura sciolta ed incalzante di Federico Fellini e Tullio Pinelli, Alberto Lattuada dirige l'adattamento che prende in considerazione il solo terzo volume della vasta opera originale ed omonima a cura dello scrittore Riccardi Bacchelli.
Ne scaturisce un apprezzabile affresco di vita contadina, ove le incognite legate alla sorte del ceto più modesto non sono mai appagate dalla fatica e dal sudore, ma si prestano a cedere alle insidie ancor più gravose, rese esplicite dalla cattiveria e dall'arroganza che le classi sociali superiori ostentano per garantirsi il proprio privilegio, ereditato ma tutt'altro che meritato.
Tra gli interpreti, spiccano Carla del Poggio, attrice assai apprezzata ttra gli anni '40 e '50, nonché moglie del regista, nel ruolo della vitale e laboriosa, ma anche orgogliosa Berta, mentre nel ruolo di Orbino, il suo dolente e pacifico promesso sposo, il francese Jacques Sernas offre i propri tratti somatici angelici che ben si prestano a rendere credibile la figura di un giovane riflessivo e di buone maniere, che cerca in tutti i modi di evitare i contrasti, finendo per addossarsi, suo malgrado, il prezzo più oneroso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta