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Il mulino del Po

Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film

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La recensione su Il mulino del Po

di mm40
6 stelle

Documento importante il romanzo di Bacchelli, testo che racconta di un'Italia rurale, ancorata ad usi e tradizioni ormai scomparsi (è ambientato infatti nella seconda metà del 1800) e, senza trascurare il punto di vista sociale, stanca di essere sottomessa a leggi inique e pronta quindi ad organizzare la propria rivincita; documento interessante anche sotto il profilo cinematografico questo di Lattuada, scritto da Fellini e Pinelli, dopo una serie di consulenze, collaborazioni e rimaneggiamenti che hanno visto intervenire Comencini, Musso, Bonfantini, Romano e gli stessi Bacchelli e Lattuada. Il centinaio di minuti della pellicola riprende solo il terzo libro del romanzo (Mondo vecchio sempre nuovo, uscito nel 1940), proponendo un'impostazione neorealista che ben si addice alle vicende trattate; fra i protagonisti non si trovano nomi di spicco, a parte la Del Poggio (moglie del regista) e due caratteristi come Giulio Calì e Nino Pavese (Jacques Sernas/Orbino scomparirà presto dalle scene e curiosamente avrà un ruolino laterale nella Dolce vita, 1960); musiche pompose del Maestro Ildebrando Pizzetti, che raramente si è prestato al cinema ed il cui nome nei titoli di testa viene citato subito dopo Ponti (produttore) e Lattuada. Il mulino del Po è una storia che va letta su più piani, che possono toccare l'argomento sociologico (vita contadina nella pianura padana di fine '800) come quello storico-politico (l'utilizzo dello sciopero e della resistenza passiva da parte dei braccianti), senza infine dimenticare che si tratta principalmente del racconto di un matrimonio irrealizzato fra due giovani. L'importanza del film è però legata in primo luogo a ben altro dettaglio: è grazie a questo lavoro infatti che due grandissimi registi italiani prendono le mosse per il loro futuro mestiere: Fellini verrà spronato dal rapporto diretto con Lattuada e i due si divideranno, l'anno successivo, la regia di Luci del varietà; Carlo Lizzani invece figura come aiuto regista, esperienza che, unita a quella con Rossellini, Lizzani considererà sempre fondamentale nella sua formazione di regista. 7/10.

Sulla trama

Fine 1800. In un paesino sul Po sta per celebrarsi il matrimonio fra Berta Scacerni e Orbino Verginesi; i finanzieri sono però in agguato: le dure leggi vigenti costringono gli Scacerni ad incendiare il mulino (per nascondere la produzione in eccesso, non dichiarata) ed i Verginesi a lottare per l'istituzione di una lega dei contadini che ne tuteli i diritti.  Ma gli Scacerni sono contrari alla lega e le famiglie si allontanano; quando a Princivalle, fratello di Berta, giunge all'orecchio che la ragazza è stata disonorata da Orbino, si reca dall'ex promesso sposo per ucciderlo.

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