Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Riduzione tutto sommato aleatoria di un romanzo fluviale di non limpide fonti: né progressive né di sostanza Manzoniana. Buona prova di tutti gli attori, in opera il cui compromesso col Neorealismo allora in auge diventa, cosi, ibrido ideologico: tanto più sottile per quanto si occulta entro risvolti interpretativi difatti di alta qualità.
Il conservatorismo (presunto) di Riccardo Bacchelli è stato in realtà -come annunciatoci, per tempo, da Antonio Gramsci, il cui punto di vista trova conferma nel ritratto dell'uomo Bacchelli fattone in vivo da Sibilla Aleramo- l'aulica (ma non aurea) veste laico-borgese d'impulsi radicalmente avversi all'evoluzione spirituale e sociale dei ceti rurali italiani del nostro tempo. Nel contesto di questa riverniciatura, politica, dell'estethos Bacchelliano, interessante segnalare l'apocrifa intromissione del personaggio di un prete, il quale afferma:"Voi avete diritto a non essere sfruttati da chi non lavora. Le fabbriche a gli operai e le terre ai contadini". La partecipazione di Riccardo Baccheli alla stesura della sceneggiatura di questo film, prova, del resto, la di lui naturale flessibilità, da uomo per tutte le stagioni ove fosse in giuoco il proprio, ulteriore successo...
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