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Hugo Cabret

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Hugo Cabret

di barabbovich
6 stelle

L'ennesimo atto d'amore di quel cinemaniaco di Martin Scorsese verso la settima arte, dopo il bellissimo Viaggio nel cinema americano, Il mio viaggio in Italia e The aviator si intitola Hugo Cabret. È la storia, ambientata nella Parigi dei primi del novecento, di un orfanello (Butterfield) che cerca di dare senso a un automa, un gioiello di meccanica lasciatogli incompiuto da suo padre, un orologiaio (Law). Dietro l'automa si nasconde la vicenda del primo cineasta che diede corpo all'idea di cinema come sogno, Georges Melies (Kingsley), ritiratosi dal mondo della celluloide dopo aver girato più di 400 lungometraggi.
Il primo film in 3D firmato da uno dei più grandi registi di tutti i tempi è un capolavoro di fantasia e immaginazione: piani sequenza impossibili, scenografie prodigiose (opera di Dante Ferretti), cromatismi spinti ai limiti del cinema d'animazione, riprese acrobatiche, steady-cam a gogo. Eppure questa sorta di romanzo di formazione tratto dall'omonimo romanzo per ragazzi scritto da Bryan Selznick lascia interdetti per la farraginosità della storia, molto spinta su un registro dickensiano che mal si accorda con quello fiabesco e immaginifico del cinema di Melies, e per la fatica con cui si dipana il racconto, limite che lo stesso Scorsese aveva già evidenziato in Shutter Island.
Golden Globe 2012 per miglior regia e Oscar 2012 per: miglior fotografia, scenografia, montaggio e missaggio sonoro, effetti visivi.   

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