Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
E', col pretesto di tradurre in immagini un romanzo per ragazzi, l'omaggio al cinema di Martin Scorsese, soprattutto quello di una volta, quello classico che in fondo tutti noi amiamo. Più volte vengono mostrate immagini di film muti (che coincidenza con il bellissimo THE ARTIST!) e almeno due volte la fanno da padrone Buster Keaton e Harold Lloyd.
Ed eccomi alla prima esperienza in 3D, dato che fino ad ora questa innovazione era stata usata solo per cartoni animati e fantasy, che non sono proprio il mio genere preferito. Amo troppo il cinema come l’ho sempre visto, ma il progresso indica sempre nuove strade e dobbiamo adeguarci: dico solo che a causa degli effetti speciali del 3D a volte si viene distratti e si perde la concentrazione sulla storia o sulla recitazione degli attori. Impareremo.
Sappiamo tutti come è nata e cresciuta la passione di Martin Scorsese per il cinema: da piccolo (nipote di immigrati siciliani) passava le mattine nei locali di New York dove proiettavano film italiani dei grandi registi, De Sica, Rossellini, Fellini, da cui ha assorbito tutto considerandoli assoluti maestri ed ispiratori per quella che poi sarebbe diventata la sua attività.
E infatti questo film è, col pretesto di tradurre in immagini un romanzo per ragazzi, il suo omaggio al cinema, soprattutto quello di una volta, quello classico che in fondo tutti noi amiamo. Più volte vengono mostrate immagini di film muti (che coincidenza con il bellissimo THE ARTIST!) e almeno due volte la fanno da padrone Buster Keaton e Harold Lloyd, soprattutto nella celebre scena dell’orologio sul grattacielo dove il mitico attore rimane appeso ad una lancetta. La tragicomica e famosa scena viene addirittura rifatta e quindi celebrata da Scorsese con il bimbo protagonista (appunto Hugo Cabret) anch’egli appeso alla lancetta dell’orologio enorme che sovrasta la stazione di Parigi, luogo dove vive il ragazzino. In quella grande stazione ferroviaria animata continuamente da migliaia di persone che camminano, attraversano e non si fermano mai, tranne qualche personaggio simpatico che vive seduto al bar, il piccolo protagonista campa di espedienti, da quando il padre è morto ed è morto anche il guardiano dell’orologio, vero ombelico della storia.
Altro personaggio centrale e soprattutto determinante è il venditore di giocattoli interpretato dal bravo Ben Kingsley, che dà il tocco di mistero a tutta la storia e quando lo spettatore viene a conoscere il segreto passato di questo personaggio riesce anche a dipanare la trama. Il primo incontro tra i due è quasi da sfida, perché la conoscenza avviene dopo l’ennesimo tentativo di furto da parte del piccolo Hugo nel negozio dove egli trova piccoli congegni meccanici che gli servono a completare l’opera che il padre non ha portato a termine, una sorta di robot. “Come ti chiami?” tuona padre George, “Hugo….Hugo Cabret” risponde con fierezza il piccolo quasi fosse James Bond. Ma perché Hugo ruba congegni meccanici? Perché in questa storia c’è quasi Pinocchio, un Pinocchio non di legno ma meccanico a cui è necessario dare vitalità e riparando questo burattino di metallo Hugo riuscirà finalmente a capire la storia della sua famiglia, terminare il lavoro del padre ed involontariamente scoprire anche la storia vera della vita del burbero e misterioso George.
Prodotto dallo stesso regista e da Johnny Depp, che fa anche una piccola comparsata, con questa storia Scorsese ha quindi omaggiato il suo (e nostro) amato cinema: dentro ci ha messo la favola e anche una lezione di ottimismo per la vita e la ricetta prevede tanta avventura, come appunto dice l’altra piccola protagonista, la bella Isabelle, a proposito di quello che i due ragazzini stanno affrontando: “E’ come L’ISOLA CHE NON C’E’, L’ISOLA DEL TESORO ed IL MAGO DI OZ, messi assieme!”
Che volere di più, è il CINEMA, BELLEZZA!
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