Regia di Rodrigo Cortés vedi scheda film
“Ci sono cose che è meglio non sapere”
Fino ad un certo punto pare un’affermazione emblematica per tutto il film, almeno fino a quando si gioca col mistero, poi prende il sopravvento la confusione e con essa una serie di scelte difficili da digerire, con ogni probabilità deleterie non solo come continuità, ma anche per la loro efficacia.
La dottoressa Margaret Matheson (Sigourney Weaver) ed il suo collaboratore Tom Buckley (Cillian Murphy) hanno l’ingrato compito di smascherare i finti fenomeno paranormali che si portano spesso appresso truffe.
Ma quando il leggendario sensitivo Simon Silver (Robert De Niro) si rifà vivo dopo tanti anni, il gioco si fa duro.
Tom dovrà giocare questo duello da solo e contro tutti.
Lo scontro tra scienza e paranormale è un espediente caratterizzato da un indubbio fascino, purtroppo il film lo cavalca come si deve solo per una parte e quando perde il controllo frana paurosamente.
Era molto atteso il ritorno alla regia di Rodrigo Cortes dopo “Buried” (2010), non per niente ha avuto a disposizione un materiale umano da pelle d’oca (quattro tra i migliori attori/attrici tra gli “over” ed i “giovani”), purtroppo la classica prova del nove non è stata sfruttata al meglio.
Lasciando da parte il cuore (avrei molto gradito un duello rusticano tra Sigourney Weaver e Robert De Niro), appare evidente come il buon materiale sia stato in buona parte vanificato.
Nella prima parte non ci sono grandi acuti, ma il film funziona a dovere, smascheramenti e spiegazioni funzionano così come le battaglia tra chi ha ancora il senno e chi (la maggior parte) no, anche se già si palesa una certa difficoltà nell’evidenziare alcuni passatti, ad esempio il pedinamento in auto di Tom poteva essere ben più caratterizzato.
Poi la seconda parte sembra voler ricercare, e lo fa anche con una certa ostinazione, il colpo di teatro, nel finale poi ne arrivano diversi, purtroppo si muovono tra l’improbabile (impossibile pensare che l’essenza di tutto sia una cosa così banale che riguarda Simon) e l’effetto a se stante (la scoperta di Tom), più che altro diventano una sorta di doppio autogol che penalizza tutto il resto.
Ed è un peccato perché l’atmosfera in precedenza era stata ben creata, tra il lavoro a Barcellona (impiegata anche se l’azione si svolge altrove, ma questo è un bene e non si nota negativamente) ed una fotografia decisamente accattivante, purtroppo gli ultimi quindici minuti diventano davvero respingenti.
Rodrigo Cortes fallisce in parte, ma lo fa nel modo peggiore, il talento non manca, ma forse è meglio rimanere con i piedi ben saldi per terra.
Sprecone.
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