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Red Lights

Regia di Rodrigo Cortés vedi scheda film

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La recensione su Red Lights

di alan smithee
4 stelle

Red light proprio non funziona. Alla terza prova registica dello spagnolo Cortes, nonché sua seconda coproduzione americana, il sospetto di trovarmi di fronte "cineasta furbetto" piu' che ispirato - sentimento che mi era sopraggiunto col pur accettabile e per certi versi intrigante "Buried" - ora diviene purtroppo certezza.
Già a districarsi con una trama incentrata sui fenomeni paranormali si finisce inesorabilmente per soccombere alle bizzarrie di una sceneggiatura che difficilmente, se non trattenuta dalle briglie di una scrittura ispirata da una penna solida e con le idee ben chiare, riesce a rendersi solo minimamente credibile e a rivelarsi piuttosto fastidiosamente costruita a tavolino per il solo tacere dello spettatore in cerca di emozioni e sobbalzi da spavento e dunque superficiali e in fondo scontate.
Che poi a dire il vero l'eterno scontro tra scettiscismo scientifico e le paranoie di massa esaltate da pochi misteriosi (o  furbi) venditori di illusioni, avrebbe pure una sua ragione di interesse, seppur tema già ampiamente sviluppato in diverse sfaccettaute da opere anche recenti a volte decisamente piu' riuscite rispetto a questa (The prestige di Nolan, The Illusionist di Neil Burger) a volte invece meno (Haunting - presenze di Jan De Bont).  
Ma Cortes, forte di un cast robusto e tutto sommato in parte, si perde in ovvietà di situazioni (la Weaver che fa la professoressona tenace e sospettosa mentre intrattiene una classe di specializzandi in chissà cosa, con una lezione che e' la summa della boriosita' e della stupidità in cui si perde tanto cinema americano; ma pure le solite porte che sbattono, i rumori molesti che cercano di avvincere uno spettatore che ormai sa a memoria i tempi e i momenti in cui la furbizia di chi sceneggia stancamente decide che e' giunta l'ora di farlo sobbalzare dalla poltrona (e consentire al pur bravo Cillian Murphy di sgranare i suoi cerulei occhioni seducenti); e il film cede pure in un finale con sorpresa fuori tempo, che sa inevitabilmente di sonora presa in giro o tentativo di ricerca in estremis di sciogliere i fili di una matassa contorta e farraginosa nella sua pur puerile prevedibilità. Robert De Niro nel ruolo di Simon Silver, sempre in bilico tra l'essere il re di tutti i medium o il sovrano incontrastato e inacciuffabile dell'imbroglio organizzato, e' una presenza sinistra che non costituirà mai per l'attore degli attori l'apice della sua inimitabile carriera, ma che tuttavia aiuta piu' di molti altri elementi a regalare al film i pochi attimi di genuina tensione. Anche in questo caso ci troviamo di fronte all'ennesima deludente operazione commerciale che si fa forza, per una piu' incisiva presa sul pubblico, su di un trailer intrigante che racchiude le poche cose interessanti della pellicola vuota intrinsecamente ma  forte di un cast travolgente, pur se tutto sommato sottoutilizzando ed in balia di una storia che non convince proprio.

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