Regia di Jason Reitman vedi scheda film
Se penso che Reitman aveva dato i natali a "Thank you for smoking", ci rimango male a vedere "Young Adult".
Inizialmente il film prende, perché colpisce questa donna apparentemente tanto fiera di sé che dopo aver visto la foto della figlia di un suo ex del liceo cade tanto in paranoia per la sua vita da tirare indietro le lancette dell'orologio. Prende e parte alla conquista dell'ormai non più suo Buddy, ascolta cassette vecchie di quando era teenager e si sente tale. In fondo, a un certo punto una crisi d'identità causa fallimento della vita ci sta: ma quanto dura? Due giorni? Una settimana? Poi dovrebbe partire il reset e via! Invece qui reset non è un'opzione. Mavis (Theron piuttosto convincente nella parte) torna nel paesino sperduto da cui era fuggita e in cui nessuno serba di lei un ricordo positivo. Inoltre, tutti sono andati avanti con la loro vita, mentre lei è tornata ai tempi dell'high school. Figuracce da paure e scene assurde regnano sovrane in un film in cui non esiste il tasto reset. E Mavis retrocede sempre di più, fino ad andare a letto con l'unico uomo che riesce a tollerarla: un ex compagno di scuola che causa bullismo si trova con assurdi handicap. Il film mette in imbarazzo perché Mavis è credibile e non ci si potrebbe mai e poi mai trovare in situazioni allucinanti e imbarazzanti come quelle in cui cade lei, ormai da tutti bollata come problematica e depressa. Un film che rattrista molto perché se fino ad certo punto poteva trovare una coerenza poi si lascia andare a giochi quasi perversi e assolutamente fuori luogo.
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