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Il mucchio selvaggio

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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La recensione su Il mucchio selvaggio

di Antisistema
10 stelle

Sam Peckinpah è un regista a me molto caro, il suo cinema non solo visto nel tardo liceo, non solo mi ha avvicinato alla settima arte, ma ha contribuito anche a formare nel sottoscritto una coscienza politica, grazie alla suo spirito anarcoide-antisistema, il non scendere mai a compromessi con la produzione e una visione dei personaggi lontana da qualsiasi concezione manichea. 

Il Mucchio Selvaggio (1969) è la morte del western dal punto di vista dei valori; non è un caso che la pellicola è ambientata nel 1913 (un anno prima della Prima Guerra Mondiale), quando oramai la corsa verso l'ovest s'è conclusa ed i giorni in cui si poteva scorazzare liberamente per le vaste distese sono oramai tramontati del tutto. Non c'è poesia o lirismo nel cavalcare per questi luoghi infernali, nè le sparatorie sono viste come un atto eroico o d'onore; il vecchio West per Sam Peckinpah (autore anche della sceneggiatura) è uno stato di natura dove vige una continua guerra di tutto contro tutti, con i vari "mucchi selvaggi" che s'affrontano all'impazzata lasciando dietro di sè una mattanza di morti, sangue e pallottole. 

 

Ernest Borgnine, Warren Oates, William Holden, Ben Johnson

Il mucchio selvaggio (1969): Ernest Borgnine, Warren Oates, William Holden, Ben Johnson

 

Il film è in primis una densa meditazione sulla violenza; un'entità che risulta essere da sempre un tutt'uno con la storia degli Stati Uniti (i quali si fondano sul sangue degli Indiani e dei Messicani), ma in realtà secondo Peckinpah essa è parte integrante della natura umana. 

Solitamente nei film western l'atto violento è un qualcosa praticato dai banditi a cui l'eroe pone rimedio; nel Mucchio Selvaggio invece la violenza è praticata da tutti, senza distinzione di ruoli tra banditi o cacciatori di taglie (quest'ultimi più dannosi dei primi a dire il vero), ma anche senza alcun confine tra adulti e bambini; la pellicola inizia con l'arrivo dei fuorilegge capitanati da Pike Bishop (William Holden), nella stasi prima della carneficina, assistiamo a dei bambini che spingono degli scorpioni in un nido di formiche, divertendosi della sofferenza che quest'ultime infliggono ai primi uccidendoli ed infine non paghi di ciò, prendono della paglia secca e danno fuoco al nido di formiche con tutti gli scorpioni; in sostanza l'uomo sin dall'infnazia è un essere portato per la violenza e progettato per godere della sofferenza di chi è più debole di lui.

Anche dal punto di vista della messa in scena è interessante come il regista rappresenti gli scontri a fuoco; nessun duello, nessun onore; ma solo delle confuse sparatorie praticate senza alcun ritegno per i civili che vi capitano per mezzo; proprio come un conflitto malavitoso dove i mafiosi si sparano tra loro ma nel mezzo capita che degli innocenti si beccano delle pallottole (vedere l'attualità). 

 

William Holden

Il mucchio selvaggio (1969): William Holden

 

Graficamente la violenza di Sam Peckinpah è devastante nella sua brutalità, non basta di certo un colpo per uccidere un essere umano; anzi, prima che quest'ultimo tiri le cuoia deve soffrire le pene dell'inferno per il dolore e sopratutto dovrà essere letteralmente fatto a brandelli dai proiettili che colpo dopo colpo, ne maciulleranno il corpo riducendolo a brandelli. 

Niente più forellini rossi di stampo Hollywodiano; un proiettile quando colpisce un essere umano, lo penetra da parte a parte con un forti schizzi di sangue, lacerandone gli organi interni. Non c'è estetizzazione o compiacimento da parte del regista nell'uso della violenza, tra l'altro ripresa in modo innovativo grazie ad un montaggio frammentato (abbiamo oltre 3600 inquadrature), con brevissimi tagli (battendo il primato di due anni prima di Due per la Strada di Donen) di durata sotto al secondo (in pratica è come se il cervello recepisse un messaggio subliminale), atti a far percepire un forte nervosismo frenetico nell'atto violento, per poi controbilanciare con un uso accorto dello slow motion che accentua il lato contemplativo ed il processo catartico dello spettatore nei confronti della mrote e della sofferenza del personaggio quando viene colpito (purtroppo oggi tale tecnica è abusata all'inverosimile e non sempre con finalità stilistiche nobili).

 

Emilio Fernández, Jaime Sanchez

Il mucchio selvaggio (1969): Emilio Fernández, Jaime Sanchez

 

Nel film abbiamo lo scontro tra vari mucchi selvaggi, quello capitanato da Pike contro quello comandato da Deke Thorton (Robert Ryan), ex membro della banda di Pike, catturato per permettere a quest'ultimo a sfuggire all'arresto e ora per non finire in prigione, controvoglia si ritrova al servizio della ferrovia, la quale pur di continuare con il capitalismo sfrenato messi in pericolo dai furti della banda di Pike, non ha esisitato nel far uso della feccia peggiore del west pur di togliere di mezzo defintivamente il problema, a costo anche di far morire decine di innocenti. 

Un altro mucchio selvaggio è quello comandato dal messicano Mapache (Emilio Fernandez), il quale ha un esercito scalmanato di controrivoluzionari contro Pancho Villa e agisce con i suggerimenti di un consigliere militare tedesco di nome Mohr (la Germania aveva consiglieri militari sparis un pò in tutto il mondo all'epoca), il quale in cambio di 10.000 dollari propone a Pike e la sua banda di rapinare un treno americano carico di armi. 

 

Emilio Fernández

Il mucchio selvaggio (1969): Emilio Fernández

 

Brutalità, rozzezza e degrado sono le caratteristiche che permeano questa massa caotica umana senza punti di riferimento morali e sociali; per assurdo gli unici ad avere un codice d'onore è la banda di Pike; secondo il quale "quando ci si mette insieme si resta sempre uniti e se non ci si riesce, vuol dire che si è peggio di un animale". 

Pike non ha seguito proprio alla lettera tale massima di pensiero e forse per questo motivo è un anti-eroe tormentato dai forti sensi di colpa tanto dal cercare una morte che possa contribuire a lavarne le colpe (William Holden è abilissimo nel ritrarre le sfumature di grigio di personaggi del genere). Pike e la sua banda hanno commesso ogni tipo di infrazione alla legge, però non sono peggio di tutti gli altri personaggi, visto che nella loro bassezza comunque hanno un codice d'onore fondato su una sorta di "catena sociale" di stampo Leopardiano, che gli consente di affrontare le avversità della vita, trovando nell'immolazione finale nell'epica e violentissima sparatoria, per riottenere indietro Angelo (Jaime Sanchez), un componente messicano della loro banda; non avendo alcun tirmore di essere fatti a pezzi o maciullati dalla marea di proiettili del raggruppamento di soldati capitanati dall'ignobile Mapache. 

La pellicola all'epoca ebbe una ricezione contrastata seppur critici come Canby la difesero a spada tratta dalle polemiche di fascismo (no comment), razzismo (Peckinpah vede di buon occhio i messicani pro Pancho Villa, detesta i controrivoluzionari; l'avversione del regista è politica e non razziale) e misogenia (le donne in effetti non hanno grande importanza e molte sono viste come prostitute), e gli incassi non furono esaltanti. Molte critiche al film riguardavano la violenza, tanto che la produzione impose al regista dei tagli al film per circa 7 minuti, fortnatamente reintegrati nel 1997. Al giorno d'oggi Il Mucchio Selvaggio è un capolavoro assoluto della storia del cinema ed assolutamente innovativo per stile e grammatica filmica. 

 

William Holden, Warren Oates

Il mucchio selvaggio (1969): William Holden, Warren Oates

 

Film aggiunto alla playlsit dei capolavori ://www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

 

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