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Il mucchio selvaggio

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il mucchio selvaggio

di axe
10 stelle

Inizio '900, Stati Uniti D'America. Al comando di una piccola banda, il "veterano" Pike Bishop sceglie di rapinare la banca di un villaggio; cade, però, in una trappola, poichè alcuni avversari sono appostati in sua attesa. Non fa alcun bottino ed è costretto a scappare in Messico - ove nel frattempo dilaga la guerriglia di Pancho Villa - inseguito da un'altra banda, controllata da Deke Thornton, un vecchio compagno di Pike rilasciato dal carcere per contribuire all'arresto di quest'ultimo. Bishop ed i suoi si rifugiano presso il villaggio d'origine di un membro della banda, Angelo, il quale apprende che il generale Mapache - in realtà un violento ladrone incaricato di battersi contro gli uomini di Pancho Villa - gli ha ucciso il padre e sedotto la fidanzata, Teresa. Inoltrandosi nel Messico, il gruppo giunge a contatto con Mapache. Angelo uccide Teresa, sparandole mentre è seduta sulle gambe del generale; il signorotto vorrebbe far vendetta, più per punire l'affronto che per affetto verso la ragazza. Ma un "consulente" straniero lo spinge ad ingaggiare la banda per assalire un convoglio statunitense che trasporta armi. Pike ed i suoi accettano, nonostante Angelo non sia favorevole, e Mapache non ispiri alcuna fiducia. Sono queste le premesse per una gloriosa, quanto sanguinosa, ultima impresa della banda di Pike. Diretto da Sam Peckinpah, "Il Mucchio Selvaggio" è un western teso e violento, nelle sequenze del quale è possibile leggere con chiarezza il pensiero del grande regista statunitense. Il momento di ambientanzione del racconto è di qualche decennio successivo al periodo "eroico" della conquista del West. La - cosiddetta - civilizzazione, favorita dall'impegno e dal sacrificio dei "miti" della frontiere, è completa. Ma è un risultato di facciata. Il progresso scientifico non ha cambiato la natura umana. I rappresentanti della "ferrovia" (simbolo di avanzamento tecnologico asservito alle logiche del profitto) sfruttano spietatamente le capacità di Deke, anziano eroe (seppure negativo) del West. La vita ha poco valore; si uccide a sangue freddo, sparando alle spalle. Non si ha rispetto per i cadaveri, spogliati dei valori e trattati come oggetti. Tutto è legato ad una malvagità innata dell'uomo; ne sono testimonianze le sequenze iniziali, che mostrano bambini ben vestiti tormentare con crudeltà alcuni insetti. In questo quadro di profondo pessimismo, quali possibilità di sopravvivenza concede il regista ai reduci della tanto intensa, quanto breve, parentesi storica della colonizzazione dell'Ovest ? Praticamente nessuna. Sono privi di un punto di appoggio, perennemente in movimento, perchè in fuga o in cerca di nuove avventure; la loro legge non è il diritto del luogo in cui si trovano, bensì una scala di valori comprendente l'amicizia, la fedeltà, la lealtà. Sono altresì senza scrupoli, dediti al vizio, avidi. Ma la loro necessità di denaro serve a soddisfare bisogni immediati; al più, alimenta il sogno, irrealizzabile, di una vecchiaia serena. Sono travolti dal continuo mutare di un mondo irrequieto; i protagonisti del racconto chiudono, in un modo o nell'altro, la loro carriera nel caotico e vitale Messico della Rivoluzione, nel quale si contrappongono istanze locali ad interessi stranieri; avidità ad idealismo. In quel contesto c'è ancora spazio per persone della loro tempra. I componenti della banda di Pike muoiono affrontando avversari in numero di almeno dieci volte superiore, in un epico scontro il cui esito era scritto in partenza. La loro scelta è motivata dal rispetto della suddetta scala di valori, ma anche dalla stanchezza, e da una consapevolezza di essere, ormai, fuori tempo massimo. Deke giunge, insieme ai suoi avidi ed incapaci compagni, dopo la conclusione del massacro. Essendo un uomo della stessa pasta di Pike, ne comprende le motivazioni e probabilmente ne invidia la fine; ma anche per lui c'è possibilità di "chiudere" con dignità. Ottime interpretazioni per William Holden (Pike Bishop), Robert Ryan (Deke), Ernest Borgnine (Dutch), Warren Oates (Lyle), il quale, più avanti, avrà il ruolo del protagonista nel torbido "Voglio La Testa Di Garcia". Il ritmo del film è irregolare. Lunghissime fasi di azione grondanti sangue, contraddistinte dal massiccio uso del ralenti e da montaggio frenetico sono distanziate da sequenze che raccontano, tramite dialoghi, gli stati d'animo e le prospettive dei protagonisti. Senza dubbio, rimane impressa la "camminata" di Bishop ed i suoi tre compagni verso il loro tragico - e glorioso - destino. C'è spazio per il dramma, l'avventura, l'azione, nonchè una dolorosa ironia. La sceneggiatura evidenzia il contrasto tra gli Stati Uniti D'America, lanciati sulla via del benessere ma ormai dimentichi degli eroismi passati - ne sono testimonianza i suoi militari, sonnacchiose reclute comandate da graduati inesperti - ed il Messico, una nazione in subbuglio, vitale, ancora in cerca di un'identità. E' il '900. Armi automatiche, veicoli a motore, aereoplani, eventi storici di portata mondiale in arrivo - tra gli accoliti di Mapache sono presenti ufficiali tedeschi in divisa - contro cavalli, pistole Colt e fucili Winchester, e gli echi dei locali conflitti tra pellerossa e colonizzatori. "Il Mucchio Selvaggio" rende evidente in tutta la sua lucidità il pensiero di Sam Peckinpah. Estremamente pessimista circa la natura umana, celebra la conclusione di un'epoca, raccontandola contraddistinta dalla violenza e dalla sopraffazione - smentendo, pertanto, le "mitizzazioni" operate da tanto cinema del passato - preludio ad ulteriori sconvolgimenti. Questa chiarezza espositiva è accompagnata da un'originale messa in scena, ottime interpretazioni, una valida colonna sonora. Tra i capolavori, del genere western, e non solo.

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