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La musica che non ti ho detto

Regia di Jim Kohlberg vedi scheda film

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La recensione su La musica che non ti ho detto

di supadany
7 stelle

Le canzoni fanno miracoli: anche quando non le ascolti da anni, riavvolgono istantaneamente il nastro dei ricordi, proiettando diapositive del passato in tempo reale.

Fortunatamente, a ogni dannato rocker succede con regolare frequenza, ma al cospetto dei casi più delicati si va oltre, costituendo oasi di felicità ex abrupto, scampoli di esistenza da non lasciarsi sfuggire, che inducono a pensare esclusivamente al momento, godere di ogni singolo istante e inibire gli altri pensieri.

La musica che non ti ho detto è tutto fuorché un film dalla composizione inappuntabile, ma arriva pienamente al (suo) punctum, rischiarando l’orizzonte senza manomettere ciò che la ragione dà per incontrovertibile.

Stati Uniti, 1986. Sono trascorsi vent’anni da quando Henry (J.K. Simmons) e Helen (Cara Seymour) hanno visto per l’ultima Gabriel (Lou Taylor Pucci), il loro unico figlio.

Di punto in bianco, scoprono che è ricoverato per un tumore al cervello. Dopo la rimozione dello stesso, Gabriel non ha più chiari ricordi del passato e dimentica rapidamente anche quanto gli accade nel presente.

Grazie alla musica e alle cure alternative di Dianne Daley (Julia Ormond), Henry riuscirà a stabilire un canale di comunicazione con suo figlio attraverso alcuni dischi degli anni sessanta, recuperando il tempo perso.

 

 

Affidandosi a un fatto realmente accaduto, La musica che non ti ho detto è un film che si rivela essere tremendamente empatico, trasmettendo universalmente il nettare della vita vera, quelle forti emozioni che troppo spesso finiscono accantonate in disparte.

Se la vicenda è toccante e sfodera subitaneamente un doppio dramma – il ritorno di un figlio senza memoria e il lavoro perso dal padre -, il nucleo aleggia in sentimenti che consentono di scavalcare ogni barriera, accontentarsi di ogni minuscolo pertugio rasserenante e provare la massima epifania anche per una modesta conquista, senza deprimersi dinanzi alle inevitabili battute d’arresto.

In poche parole, spicca l’insegnamento di vita secondo il quale non è mai troppo tardi per recuperare il terreno perduto e provare quelle sincere emozioni che ci siamo abituati a non vivere ma che, quando sopraggiungono, regalano fioriture meravigliose.

In egual modo – ossia, un fiore regala la sua massima bellezza per un brevissimo lasso temporale -, il film diretto da Jim Kohlberg germoglia sugli attimi, con improvvise scariche di energia e rapsodie che riformulano il contorno da tanto sono rischiaranti.

Ciò avviene comunque senza apporre false illusioni, in un percorso predisposto in punta di piedi nonostante sia ampiamente riconoscibile nelle linee guida, con quelle convenzioni, da rispettare per gli adulti e da infrangere per i figli, che poi mutano, e l’inaffondabile rapporto tra genitori e figli che, malgrado tutto (diverbi accesi e abbandoni senza spiegazione alcuna) travalica ogni confine.

Dunque, La musica che non ti ho detto è un contenitore stipato che non si fascia la testa per la punteggiatura, una botta di schietta umanità guidata dal solido J.K. Simmons e con la gradevole aggiunta della ritrovata Julia Ormond, che arriva al Natale senza sviolinate dannose, con quei crocevia che rimettono tutto in discussione e la stura affibbiata alla musica, capace di spalancare porte altrimenti chiuse a doppia mandata.  

Ventilato, di una brezza avvolgente, scomposta ma sincera.          

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