Regia di Tim Burton vedi scheda film
Basato sull'omonima soap opera gotica statunitense, andata in onda fra il 1966 e il 1971, Dark Shadows è un film di difficile classificazione. Se da un lato, infatti, è fuori discussione la totale dominanza dei toni propri della commedia, dall'altro risulta impossibile il riuscire a ignorare (sarebbe pure ingiusto, a parer mio) quella componente horror "leggera" o quella sottile venatura drammatica che talora riaffiorano (la prima sempre in maniera soft ed edulcorata) e prendono il sopravvento (la seconda, in particolare, ha un'intera sotto-trama dedicata).
La storia può apparire alquanto bizzarra ed eccentrica, nel suo parodiare situazioni e generi cinematografici. Ma forse questo aspetto è, in realtà e per l'appunto, quello capace di rendere così piacevole la fruizione dell'opera. Per quanto mi riguarda, ho apprezzato l'ironia sottesa, in un procedere irriverente e canzonatorio, di un universo fantasy-horror oggi tanto in voga, così come delle più classiche vicissitudini da teleromanzo, fatto di amori impossibili, tragedie famigliari e protagonisti ambigui. L'aver filtrato il tutto attraverso il ridicolo ha enormemente giovato.
Non vale nemmeno la pena di soffermarsi sul cast o di spendere tante parole sull'argomento. Perché chiunque è in grado di scorrere la lista dei nomi illustri qui presenti. E a me basterà soltanto ribadire che nessuno di essi deluderà le aspettative e che ciascuno saprà invece brillare di quella medesima luce che da tempo immemore lo contraddistingue. Un sicuro valore aggiunto che, unitamente al prezioso comparto tecnico, il quale ha successo nel suggestionare per immagini pittoresche e colonna sonora conturbante, rende questo film uno spettacolo di puro intrattenimento vivamente consigliato. Saprà strappare più di un semplice sorriso in diverse occasioni. Garantito.
A metà del XIII secolo, i coniugi Collins e il figlioletto Barnabas salpano dall'Inghilterra alla volta del Maine, dove avviano un impero commerciale e favoriscono la nascita di una cittadina che porta il loro nome: Collinsport. Anni dopo, Barnabas è un giovane ricco signore e di bell'aspetto, che s'innamora perdutamente della dolce Josette e infrange così il cuore di Angelique Bouchard, che lo aveva servito e adorato. Assetata di vendetta, Angelique, che è una potente strega, lo tramuta in vampiro e lo fa seppellire vivo. Al suo risveglio, nel 1972, Barnabas scopre che il suo maniero e la sua famiglia sono andati in rovina e che l'intera città vive nel mito dell'intraprendente Angie, imprenditrice di successo e vecchia conoscenza di Barnabas.
Sì, le musiche di Danny Elfman sono apprezzabili, con almeno un paio davvero evocative. Tuttavia a spadroneggiare sono senza dubbio alcuno le atmosfere post anni '60 del secolo scorso. Tali vibranti canzoni, più o meno note, si susseguono per l'intera durata, caratterizzando in maniera efficace e decretando l'anima dei momenti coinvolti.
Assolutamente nulla.
Attinge a piene mani al suo classico modus operandi. Gradito ritorno al suo stile tipico, che non delude affatto.
Si conferma un magnetico istrione, rendendo irresistibile il protagonista Barnabas Collins. L'architrave del film.
Eleva la dott.ssa Julia Hoffman dal secondo piano, conquistandosi i suoi significativi momenti. Notevole.
Nelle vesti di Angelique Bouchard dimostra una forza e una grinta insospettate. Più convincente che altrove.
Sempre immensa e sublime, buca lo schermo e rende memorabile la sua matrona, Elizabeth Collins Stoddard.
Entra decisa nella parte di Carolyn Stoddard e non delude le attese, nonostante la giovane età.
Vince il premio simpatia nei panni dello sfortunato Willie Loomis.
Un discreto, anche se marginale, Roger Collins, il fratello di Elizabeth.
Brava. Dona la giusta presenza scenica a Victoria Winters e a Josette du Pres. Bella di nome e di fatto.
Il pescatore Bill Malloy, un breve ma gradito cameo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta