Espandi menu
cerca
Dark Shadows

Regia di Tim Burton vedi scheda film

Recensioni

L'autore

bradipo68

bradipo68

Iscritto dal 1 settembre 2005 Vai al suo profilo
  • Seguaci 266
  • Post 30
  • Recensioni 4749
  • Playlist 174
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Dark Shadows

di bradipo68
4 stelle

Vi eravate persi qualcosa della carriera di Tim Burton?
Non vi preoccupate che è arrivato Dark Shadows a risolvere tutti i problemi.
Un inopinato riassunto delle puntate precedenti in cui il sodalizio Depp / Burton ripropone in scala ridotta tutta la poetica del regista.
Pillole di universo burtoniano mescolate a una colonna sonora che infrangerà molti cuori a suon di evergreens e a un 'estetica gothic dark colorata di pop che si sposa perfettamente ai fumi hippy degli anni '70.
Depp, seppellito sotto quintali di cerone, è il cicciottelo vampiro Barnabas Collins : è lui che , volente o nolente, conduce le danze annullando quasi del tutto i pallidi personaggi secondari tranne uno. Quello della strega fiammeggiante Eva Green , sguardo a raggi X per come ti trapassa e decolletè che a guardarlo resti pietrificato. Esattamente come se guardassi negli occhi di Medusa.
Ecco se fossi stato io al posto di Barnabas Depp il film sarebbe stato un cortometraggio perchè sicuramente io una come Eva Green, strega o non strega, non me la sarei fatta scappare in favore di un'educanda sciapetta acqua e sapone.
Per me si poteva buttare benissimo anche dal primo marciapiede che incontrava.
Eva Green è il fuoco e il ghiaccio allo stesso tempo, è un'overdose di sex appeal, indossa scollature che uccidono, con quelle cosce così lunghe, tornite e affusolate è degna di popolare i migliori sogni erotici, patinati ma anche così tangibilmente carnali.
Detto questo e sottolineata la classica iconografia burtoniana gotico dark che si presenta a ogni film puntuale come una cartella di Equitalia, bisogna ammettere che Dark Shadows è una pellicola che non funziona.
Ma non è tutta colpa di Burton. Di fatto questo è un progetto non suo in cui ha cercato di inoculare generose dosi della sua opulenza visionaria.
Del resto è difficile condensare una soap opera di 1225 episodi in due ore di film. Inevitabili alcuni scompensi ( come chiacchierate/ pipponi interminabili per l'ansia di spiegare in pochi secondi tutto quello non vediamo sullo schermo), così come mi è apparso evidente che se il talento visivo burtoniano  è ancora immutato con gli anni, la sua capacità di narrare ha subito una drastica involuzione.
Tim Burton si aggira nel suo teatrino degli orrori ghignando e chiedendo complicità allo spettatore che però viene tenuto a distanza proprio perchè un film come Dark Shadows è un po' come quelle palle di vetro che racchiudono chiese o monumenti. Quelle che se le muovi ci incomincia a nevicare sopra.
Chiuse ermeticamente.
L'ultimo film di Tim Burton è proprio così: racchiuso in una bellissima teca di cristallo, con bagliori accecanti della sua visionarietà ma tremendamente finto, vuoto. Non c'è la sua poesia dolente, la malinconica consapevolezza del freak che lui ha saputo (quasi) sempre narrare magistralmente; in (s)compenso c'è qualche risatina a buon mercato per la difficoltà del vampiro a calarsi nella realtà moderna  che denota un mal celato intento parodistico (vedere la sequenza in cui un gruppo di operai troppo curiosi che viene succhiato appena Barnabas viene liberato dalla bara , oppure quella in cui un gruppo di hippy viene dissanguato fuori campo), magari qualche fiotto di sangue qui e là , una strega che appena la vedi gli ormoni impazzano e poco, pochissimo altro.
Mi fa piacere però aver rivisto la Pfeiffer, con lei il cinema è stato molto avaro ultimamente. Anche se in una parte di supporto è sempre un bel vedere.
E se invece Tim Burton avesse voluto fare un film su quanto è bella e cara l'unione familiare e di come tutti assieme si riescano a superare le difficoltà che la vita propone?
Se così fosse la missione è fallita.
L'impressione è che Dark Shadows sia un bel ripasso di estetica burtoniana vintage.
Una specie di rovistata in soffitta per tirar fuori oggetti d'epoca da passare al rigattiere di fiducia.
C'è un piccolo passo in avanti rispetto al tonfo di Alice in Wonderland ma da qui a dire che Tim Burton è tornato ce ne passa.
Rimandato a Frankenweenie. Ma sto già tremando.
(bradipofilms.blogspot.com)

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati