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Dark Shadows

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Dark Shadows

di mc 5
10 stelle

Una irresistibile favola dark. Narrata con la vocazione della favola pop, se è vero che questo racconto gotico è balzato, appena uscito, in vetta al nostro box office, raccogliendo subito il favore del pubblico. Ma è bene specificare che non si tratta del consueto blockbuster che fa l'occhiolino alle platee massificate dal consumo televisivo. Quello che personalmente mi rinfranca, infatti, è constatare il successo popolare di un'opera che non è costruita (come oggi accade per quasi tutti i blockbuster) a misura di cervello di adolescente ma bensì una pellicola che sa essere anche raffinata, in cui l'Arte del Cinema prende il sopravvento su espedienti ruffiani, su marketing ed effetti speciali. Questi ultimi non è che siano assenti, anzi, soprattutto nella parte finale ne viene fatto uso in senso spettacolare. Ma c'è un fatto: a rendere "spettacolare" questo film non sono tanto gli effetti speciali quanto le due cose che dovrebbero essere il fondamento di ogni pellicola, cioè la sceneggiatura e il talento degli attori. E poi naturalmente va riconosciuto il merito supremo di chi ha diretto e realizzato tutto ciò, vale a dire uno dei Maestri del cinema contemporaneo, quel Tim Burton che, in quanto a fantasia visionaria, ad estro visivo, e a capacità di narrare favole antiche con spirito moderno, non è secondo a nessun altro. Due, lo ripeto, gli elementi alla base di una scommessa vinta: una vicenda gotica che affonda le sue radici negli stilemi più classici di un genere consolidato, e poi un cast eccellente che conquista il pubblico con una serie di performance regolate sui toni del grottesco, consentendo agli attori di liberare le proprie attitudini istrioniche e svelando una teatralità che fa scintille. In questo senso possiamo parlare di un lavoro di impianto classico reso però vivace e moderno grazie ad una regìa che non lesina in trovate, gag e dialoghi brillanti. Solo Tim Burton, lo stregone, il guru horror, l'affabulatore dell'inconscio profondo, soltanto lui poteva allestire una creatura a cavallo tra un trip sotto acido e una favola nero-pop per adolescenti, coniugando la tradizione dell'immaginario gotico con il grande intrattenimento da blockbuster. E osservate che, sotto sotto, questo di Burton è cinema artigianale: qui niente supereroi da videogame, niente saghe tv mascherate con posticce suggestioni indie, e men che meno niente megatechnofurbate alla Meninblack. No, dietro qui c'è solo questa faccia da genio un pò matto, coi suoi capelli impazziti e con un cuore bambino innamorato del Grande Cinema del passato. A fronte del ragguardevole successo riscontrato al botteghino, dobbiamo riportare la tiepida accoglienza della critica, la quale si è espressa per lo più in termini di delusione. Io non intendo certo imbastire polemiche, anche perchè il recente caso Woody Allen mi ha stremato e non è mia intenzione arroccarmi di nuovo. Posso comprendere che qualcuno giudichi gli ultimi Burton non all'altezza dei suoi tempi migliori. E' legittimo pensarlo e anch'io (per dire) sono rimasto parecchio perplesso dopo la visione di "Alice in wonderland". Tuttavia ritengo che (come nel caso di Allen) un artista sincero e intelligente come Burton meriti comunque grande rispetto, e inoltre, invece di comparare quest'ultimo suo film coi lavori precedenti, perchè non proviamo a giudicarlo rapportandolo al panorama attuale dell'offerta cinematografica? In questa ottica "Dark Shadows" è senza dubbio una delle pellicole migliori in circolazione. La storia narrata non è semplice da riferire. Non perchè sia particolarmente complessa, ma in quanto esistono numerosi dettagli utili a contestualizzare il racconto, forse troppi per poterli riassumere in poco spazio. Sintetizzando al massimo, Barnabas è innamorato di Josette, ma la strega Angelique, respinta dallo stesso Barnabas, lo punisce trasformandolo in vampiro affinchè sia dannato per l'eternità. Dopo anni di non-vita, il vampiro fa ritorno nella cittadina del Maine, ospite di un maniero la cui proprietaria è Elizabeth con la sua bizzarra famiglia. Nel frattempo la strega Angelique è diventata un pò la padrona della città. A quel punto tra Barnabas e Angelique si innesca una schermaglia che avrà esiti drammatici, concludendosi con un fantasmagorico scontro. La sintesi appena fatta è però inadeguata, perchè la storia è popolata di tanti altri singolari personaggi, a partire da una curiosa psichiatra, e senza dimenticare che la tenera Josette fa anch'ella ritorno nella cittadina dopo anni, nelle vesti di una graziosa governante. Alla fine l'amore tra Barnabas e Josette, prematuramente troncato, troverà la sua strada definitiva? Diciamo che esso evolverà in forma inconsueta. E comunque funzionale allo stile gotico del racconto. E veniamo finalmente ad un cast davvero formidabile che assicura allo spettatore un grande spettacolo. Cominciando doverosamente da un Johnny Depp in forma smagliante (reduce dal passo falso di "The rum diary), grande mattatore, capace di impagabili sfumature grottesche (peraltro qui anche coproduttore dell'opera, come gli accade spesso negli ultimi anni per quasi tutti i film che interpreta). Eva Green è una meravigliosa sorpresa. Che fosse attrice di apprezzabile talento lo sapevamo, ma qui si trasforma in una forza della natura e tira fuori una vena istrioneggiante che lascia allibiti, offrendo una performance memorabile. E' sempre un piacere, poi, ritrovare la cara Michelle Pfeiffer, qui in pienissima forma. Helena Bonham Carter si ritaglia uno spazio particolare, vestendo i panni di una bizzarra psichiatra, un ruolo ridotto ma che lascia il segno. Chloe Moretz sempre più brava e sempre più bella, nel ruolo di un' inquieta ragazzina che si divide tra smorfie capricciose e attitudini esistenzialiste. Brevissimo cameo per il caro Christopher Lee, splendido novantenne che ci fa sempre piacere rivedere. Poi c'è, nel candido ruolo di Josette, l'incantevole Bella Heathcote (Bella di nome e di fatto!). E infine una citazione per lo special guest Alice Cooper, che esegue anche un paio di canzoni "live". In questo film ricchissimo di colori e di suoni, di parole e di sguardi, è ricorrente il richiamo di un irresistibile effetto vintage, a cui contribuisce in modo autorevole un'imponente colonna sonora, determinante nel definire ambienti e personaggi. Questa soundtrack, supervisionata anche stavolta dall'ottimo Danny Elfman, comprende tutto il gotha del pop rock dei primi anni 70: Moody Blues, Iggy Pop, Donovan, the Carpenters, T.Rex, Barry White (a cui si aggiungono celeberrime songs di artisti come Curtis Mayfield, Elton John o i Black Sabbath, che però stranamente non risultano ufficialmente accreditati). E chiudo tornando alla casella di partenza: una irresistibile favola dark.
Voto: 10

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