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Dark Shadows

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Dark Shadows

di alan smithee
6 stelle

Il ritorno di Tim Burton avviene con un film gotico, con protagonista Johnny Deep; con la moglie (del regista) Helena Bonham Carter in un ruolo eccentrico e bizzarro; con scenografie maestose fatte di vedute vertiginose dall'alto su rupi, scogliere battute da un mare in tempesta e sferzate da venti gelidi, vallate mozzafiato ricoperte da boschi ammalianti ed impenetrabili; con una magione infestata da fantasmi buoni e teatro di molti intrighi e complotti di famiglia; e ancora amori contrastati e negati che generano mostruosita', vendette e un conflitto che si protrae nei secoli. Ma allora la novita' dov'e'? Sembra infatti la trama di uno qualsiasi degli ultimi tre/quattro film del celebrato regista, che sembra ormai sempre piu' ancorato non solo ad uno stile (cosa assolutamente normale ed anzi indice di un proprio valore unico e originale), ma anche a storie e situazioni, attori, tic e refrain che rischiano ormai di trasformarsi in una periodica consuetudine. Non che manchi ritmo, un certo divertimento (l'apparizione di Alice Cooper - nei panni di se stesso - al party, anzi all'happening organizzato dal vampiro Barnabas che non si capacita di come possa interessare a tutti questa "donna piu' brutta del mondo" e' davvero esilarante), una innegabile capacita' di girare e soprattutto un bel gruzzolo che consente al regista di puntare su una confezione extra-lusso, su effetti visivi magari non piu' sorprendenti ma sempre piuttosto convincenti e di innegabile efficacia. La vendetta e' quella della giovane strega Angelica che, non sopportando di essere rifiutata dal giovane e bell'erede di una facoltosissima famiglia britannica di commercianti ittici immigrata nel Nuovo Continente, gli infligge una maledizione che lo trasforma in un vampiro, che poi incaterna e seppellisce sotto terra per oltre tre secoli. Il dormiente viene risvegliato per caso ad inizi anni '70 (altra bella trovata del film, l'ambientazione in quegli stravaganti anni, tra cappelloni fumati e moda hippie coloratissima) in occasione di alcuni lavori di scavo. Dopo aver saziato la sua sete arretrata ai danni di tutta la squadra di operai, il vampiro fa ritorno alla sua amata dimora, un castello ormai in piena decadenza, ed entra in contatto con gli squinternati, eccentrici ultimi eredi della sua gloriosa stirpe. Nei personaggi secondari (Chloe Moretz, Jackie Earle Haley primi fra tutti) si annidano le vere sorprese di un film che invece non (mi) riesce affatto ad emozionare (pure Michelle Pfeiffer, sempre bellissima e lei si davvero immune al tempo che scorre, e' una gradita apparizione, ormai sempre piu' rarefatta e per questo preziosa). Come se Burton continuasse un po' per inerzia, un po' per non morire (di inedia), a ripetere un giochino che ormai conosciamo fin troppo. Un vero peccato perche' l'eta' per crescere e sperimentare nuovi percorsi, stili o semplicemente nuove storie dovrebbe essere ormai matura. Inutile fare il presidente fico e illuminato che a Cannes premia con sorpresa (e felicita' di noi cinefili) un'opera straordinariamente spiazzante come Zio Boonmee di Weerasethakul, quando poi tornando a casa non si ha nemmeno il coraggio di spezzare l'incantesimo (ormai un po' stracco) di una collaborazione ormai piu' che ventennale con un Johnny Deep sempre piu' manichino e manicheo.

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