Regia di Tom Provost vedi scheda film
Per chi è ormai assuefatto all'immaginario horror odierno, che si contende sempre lo spavento più profondo e l'angoscia più facile e prevedibile, non può non stropicciare gli occhi di fronte al film di Provost. Non è un bel film, non si avvicina neanche alla sufficienza, perché i difetti sono assai più numerosi dei pregi, ma non è comunque un film da buttare, soprattutto perché aspira a molto, e non è così prevedibile come una qualsiasi stroncatura può far credere.
Fin dall'inizio non si può fare a meno di ricordarsi di illustri precedenti, dalle carrellate poco sopra la superficie dell'acqua di un lago circondato da alberi come Kubrick aveva pensato per i titoli di testa di Shining, la presenza di un fantasma non ostile ma inoffensivo come The Others, l'impossibilità per il mortale di vedere il fantasma del morto, come in The Sixth Sense. Eppure il film inizia con calma, quiete, un trasporto visivo patinato ma ragionato, prevedibile ma insolito, a partire dal fatto che il primo soggetto ad essere ripreso è proprio il fantasma, che perde qualsiasi sfumatura di inquietudine. Forse questo è un difetto, forse è un pregio: il film non cerca lo spavento facile, anzi, non cerca proprio lo spavento, ma osserva e contempla, umilmente, senza accumulare di mistero il buio delle scene notturne in cui l'invecchiata "dea dell'amore" Mira Sorvino vaga per casa.
C'è un altro tipo di inquietudine, una sofferenza che vuole a tutti i costi materializzarsi e concretizzarsi, forse un passato indecente e inenarrabile, che si tramuta in una non banale storia di fantasmi. L'arrivo del fidanzato della protagonista, nella tranquilla casa nel bosco, scatena il dramma metafisico-psicologico, ma non nel modo in cui ci aspetteremmo. Se l'horror finora ha voluto trasportarci nei legami che sussistono fra il mondo dei fantasmi e il mondo degli uomini, qui Provost e il suo film indipendente ci propongono una ripartizione a tre, in cui oltre il mondo spettrale si cela il mondo demoniaco e tentatore. Entra in scena Mefistofele, portatore di distruzione, e la protagonista, circondata da una natura ostile e indifferente, può fare appiglio solo alla sua volontà indebolita dal trauma infantile. Nello sforzo sovrumano del perdono e nella fuga disperata dalla propria solitudine, la protagonista (volutamente senza nome nel film) rischia, con il fidanzato, di perdere il libero arbitrio, nell'unica scena inquietante, in cui Mefistofele sussurra mentre loro mangiano assorti in una silenziosa cena, non sussurra più solo a lei, ma anche a lui. Il manicheismo è sfrontato, ma abita fuori dalla dimensione umana, è oltre la Terra di noi sfortunate creature, a cui è concessa solo la solitudine e un dissidio esistenziale. E la sofferenza non è solo umana, ma anche destinata al fantasma condannato a un amore impossibile che lo blocca e lo frustra nella sua semi-immobilità e nel suo insistito mutismo.
Il film non inquieta, non sconcerta, non rivela, non coinvolge tanto (la lentezza cede il passo alla noia, perché i personaggi sono decisamente poco sfaccettati, benché i loro drammi non vogliano essere sfacciatamente esibiti), non fa paura, incespica di fronte a grandi pretese, forse non è neanche granché sincero, convinto com'è il regista di avere una regia grandiosa ma in realtà spaventosamente anonima. Eppure sarebbe stato inutile insistere su così tanti difetti che colpiscono (purtroppo) anche i film indipendenti. E' bene invece pensare che The Presence risulta sì una non riuscita eccezione, in cui la messa in scena, il doppiaggio deprecabile (e anche la dizione degli attori originali), la piattezza del personaggio di lui e l'assenza di inquietudine rovinano tutto, ma anche un esempio di thriller parapsicologico facile ma insolito, in cui si salvano, d'altra parte, un bisogno decisivo di originalità, una tendenza anti-spettacolare tutta del cinema di nicchia, e un finale che non lascia sperare nel miglioramento della condizione umana. Insomma, tanta importanza in così misera confezione. Un peccato. Se è possibile va però visto, specie per gli amanti dell'horror. Niente di ché, ma qualcosina nel buio.
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