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Love & Secrets

Regia di Andrew Jarecki vedi scheda film

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La recensione su Love & Secrets

di ROTOTOM
6 stelle

Storia d’amore con follia. All good Things , Tutte le cose buone il titolo originale più originale di quello italiano e che riassume la menzogna che avviluppa il protagonista, David Marks, dei Marks immobiliaristi senza scrupoli scissi tra il crimine e il recupero crediti. Famiglia potentissima di cui David è la pecora nera, tarato nell’anima dal trauma infantile dell’aver assistito al suicidio della madre. Coperto dall’omertà di un sistema patriarcale che sistema le madri/mogli/amanti in modo che non diano alcun fastidio agli affari di famiglia.
Voce over che arriva da un processo tardivo, filmini in super8 di un passato felice, ambrato e caldo. Discesa nel gelo dell’anima di un essere umano e della sua sfortunata consorte, Katherine McCarthy/Kristen Dunst. Un giorno di pioggia ella sparisce, e il mistero resiste tutt’ora. Indiziato il maritino immobiliarista tutt’ora vivo e vegeto.
Il problema di questi film tratti da storie vere è che molto spesso pongono la supposizione come certezza rinunciando alla sospensione del giudizio ma senza prendere una parte con decisione. Ovvero, non potrei dirlo ma….. il dubbio rimane ma le immagini un po’ smentiscono e un po’ no. Più che un thriller ci si trova davanti ad un complicato pettegolezzo . E si fa confusione. Così come il film stesso non rimane sul binario del dramma famigliare che copre tre quarti di storia ma deriva su una struttura thrilling con tanto di flashback ipotetici e non provati, per poi finire nel legal thriller chiudendo tutti i conti con la storia negli ultimi minuti, frettolosamente, ma con la sensazione che a questa storia non creda davvero nessuno. Regista compreso. Senza un rigore stilistico non si capisce cosa sia frutto di una fantasiosa ricostruzione, quanto derivato dalla testimonianza di David, quanto sia frutto della sua immaginazione  (alcune scene contraddicono quanto dichiarato da David in aula, volutamente) quanto sia provato e quanto da provare. L’occhio della telecamera abbraccia un po’ tutto cercando essa stessa l’assoluzione di quanto ha filmato, senza colpo ferire . Si sfiora il trash involontario nel pastrocchio stilistico finale con Gosling vestito da donna e flashback che richiamano il mistero depalmiano di Dress To Kill. Il regista, Andrew Jarecki autore del precedente e ottimo documentario Una storia americana (Capturing the Friedman) in questo caso scaglia la pietra e tira indietro la mano.   
Innestando le ipotesi sull’oggettività delle prove, la confusione finisce per sgonfiare le intenzioni latenti – la critica all’ipocrita borghesia americana - e un film tutto sommato piuttosto buono nella prima parte, costruito sulla gelida deriva dell’amore di David   verso un odio profondo. Discesa che ha in Kristen Dunst la moglie  morbida e sensuale e Ryan Gosling sempre più votato ad una immobilità nervosa sull’orlo del collasso, due ottimi interpreti. All good things è il negozio di alimenti naturali che i due sposi creano nel loro paradiso del Vermont , prima che il richiamo del sangue paterno – un sempre ottimo Frank Langella il patriarca dei Marks -  non distrugga un idillio costruito sulla fragile personalità di David. All good things è una bugia, nella mente di David non tutte le cose sono buone, e neppure in questo film.
 

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