Regia di Federico Bacci, Nicola Guarneri vedi scheda film
Appena 11 film girati, un Oscar come miglior film straniero per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e una Palma d'oro al Festival di Cannes per La classe operaia va in paradiso. Basterebbero i premi ricevuti per collocare Elio Petri, romano de Roma classe 1929, morto ad appena 53 anni, nell'Olimpo dei grandi registi della Settima Arte. Petri invece è stato spesso ridotto a rango minore nelle storie del cinema e i suoi film, così scomodi, iconoclasti e pessimisti, non di rado sono stati ingiustamente dimenticati. A riscattarne in parte la memoria concorre questo documentario che ne ripercorre cronologicamente la traiettoria artistica: prima aiuto regista per De Santis, quindi sceneggiatore di molte opere per poi approdare alla regia nel 1961, con L'assassino. Quello interpretato da Mastroianni fu il primo di una manciata di film con cui Petri dimostrò una duttilità fuori dal comune, passando dal giallo (A ciascuno il suo), alla fantascienza (La decima vittima) fino al grottesco metafisico di La proprietà non è più un furto, Todo modo e Buone notizie, più una manciata di film drammatici attraverso i quali non si è peritato di tirare fendenti alla Democrazia Cristiana, al Partito Comunista e alla Chiesa, con immancabili ricadute legali e difficoltà, a ogni occasione, di trovare un nuovo produttore.
Il documentario è calligrafico e si limita a un assemblaggio di testimonianze, immagini di repertorio e spezzoni di film che nel complesso restituiscono un'immagine nitida del regista romano senza però alcun guizzo sul piano dell'invenzione filmica.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta