Regia di Jesse Peretz vedi scheda film
In questo caso il problema è che non mi sembrerebbe giusto esagerare con le critiche nei confronti di un film così gradevole e tutto sommato simpatico. Eppure è anche vero che si tratta di pellicola dal peso specifico piuttosto basso. Mettiamola così: il primo aggettivo che mi viene in mente è "caruccio", ma il secondo subito dopo è "inconsistente". Ecco, siamo di fronte ad un'opera prima di tutto graziosa ma anche piuttosto debole. Avete presente quando, per evocare un certo cinema, sganciato dai grossi giri produttivi, si usa l'espressione "film da Sundance"? Ecco, questo è il più classico dei "prodotti Sundance". Esso condivide con questa cinematografia l'occuparsi di "un'Altra America", di personaggi marginali e dei loro piccoli sentimenti e problemi esistenziali. Va da sè in ogni caso che non si può generalizzare, perchè poi anche in ambito Sundance la produzione è assai diversificata, fermi restando i punti base sopra evidenziati. Voglio dire che ci sono pellicole di spessore ed altre sciocchine ai limiti dell'inconsistenza. E può succedere (probabilmente è il nostro caso) di imbattersi in opere dall'impianto piuttosto fragile, quando si sceglie di attribuire al film una veste minimale e soprattutto quando si vuole realizzare un film che abbia tutti i sapori, gli odori, i suoni e i colori del più stereotipato dei contesti "indie". Sì, perchè questa pellicola, sia detto senza valenza spregiativa, è un monumento a quasi tutti i luoghi comuni della condizione "indie". Gli elementi ci sono tutti. Prima di tutto il commento musicale che merita un capitolo a parte e su cui più avanti mi soffermerò. Poi i personaggi che appartengono, ciascuno a suo modo, ad una borghesia alternativa, tutti con certe fisse ricorrenti (la marijuana, l'amore per gli animali, i prodotti biologici, le comunità new age, i documentari artistici, l'educazione consapevole dei figli, la liberazione sessuale, omosessualità e bisessualità come se piovesse, etc). E fatemi dire che comincio ad averne le scatole piene di questi clichè che oltretutto ci segnalano una diversità di fondo, in quanto ad approccio culturale e umano, tra uno stile di vita europeo e quello, invece, di questi "fighetti hippie". Perchè poi, se proviamo ad approfondire i singoli personaggi al di là della loro simpatica sventatezza, beh troviamo ben poca sostanza, anzi alcuni risultano proprio sciocchini. Resta però da vedere se l'inconsistenza di certi ruoli sia da attribuire ad una voluta fotografia di un certo tipo di materiale umano reale (nel bene e nel male) oppure se essa sia da addebitare a superficialità e scarso impegno in sede di scrittura del film. In effetti la definizione dei personaggi risente di una sceneggiatura fragile ed approssimativa, incline a dipingere figurine che non èscano dalla cornice dei luoghi comuni consolidati attorno a questo genere di umanità, tra il progressismo obamiano e il richiamo a certi valori tardo-hippie. Certo, è altrettanto vero che se uno entra in sala deciso a divertirsi per 90 minuti, non ho nessun problema ad ammettere che di fronte a queste "simpatiche figurine" ci si diverte, eccome. O, per meglio dire, si sorride amabilmente. La storia è quella di Ned, candido giovanottone di evidente provenienza freakettona, così ingenuamente disponibile da accordare fiducia incondizionata a qualunque persona egli incontri. Il che, ovviamente, gli porterà un mare di guai. Ned ha tre sorelle, apparentemente "sistemate", nel senso più "borghese" del termine, ma in realtà piene di problemi che esse preferiscono nascondere sotto il tappeto. L'ingenuo candore di Ned è la scintilla che farà esplodere allo scoperto contraddizioni ed equivoci delle tre donne, costringendole a scontrarsi con la realtà, e fornendo loro la chiave per uscire migliorate da situazioni irrisolte e precarie. E di questo dovranno ringraziare il loro fratellone pur col suo approccio sventato e infantile. Da segnalare inoltre la presenza di un magnifico cagnolone che è poi l'unico riferimento vitale per il nostro Ned e che fa parte a tutti gli effetti di un cast che ora vado ad approfondire. Partendo ovviamente dal protagonista, impersonato da Paul Rudd, che detiene il "fisico del ruolo", con quello sguardo da buono e quel viso che a molti ha ricordato un Jeff Bridges da giovane. E poi, naturalmente, il trio femminile "all stars", composto da Zooey Deschanel, Elizabeth Banks, Emily Mortimer, tutte e tre bravissime come loro solito, anche se forse penalizzate da tre ruoli definiti secondo criteri di scrittura non sempre felici. Un cenno alla colonna sonora è doveroso in un film in cui le musiche sono importanti. A partire dal regista, Jesse Peretz, che è stato bassista del celebre gruppo Lemonheads (di cui fu co-fondatore insieme al mitico Evan Dando). La soundtrack spazia da autentici monumenti del country-folk come Willie Nelson e Carole King fino ai contributi originali di musicisti appartenenti a band piuttosto note come Shudder To Think e The Shins. Da segnalare che il commento musicale (peraltro assai gradevole) accompagna lo spettatore praticamente senza interruzioni, come in un flusso continuo. Concludendo. Se in una sera d'estate volete passare un'ora e mezza tra qualche risata (poche a dire il vero) e molti sorrisi, accomodatevi pure. Ma sappiate che di questo film vi dimenticherete molto presto.
Voto: 6 e 1/2
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