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Quell'idiota di nostro fratello

Regia di Jesse Peretz vedi scheda film

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La recensione su Quell'idiota di nostro fratello

di M Valdemar
4 stelle

Sterile e stolterella storiella di (de)formazione.
L'evoluzione della (sotto)specie idiotica allestita con i sempre buoni arredi e corredi della commedia brillante virata nella massificante ottica del neodemenziale di derivazione apatowiana, su cui s’instillano sottili venature drammatiche ed una filosofia simil new age che fa tanto simpatico e adorabile il protagonista, Ned. Uno di cui, secondo le intenzioni degli autori, si dovrebbe finire per comprenderne il comportamento ed abbracciarne le virtù. Ma che sciocchezza.
Il supposto candore dell’idiota del titolo s’infila ruvidamente come una supposta programmatica nell’orifizio deputato alla ricezione con l’unico scopo di solleticare/sollecitare il sollazzo da solleone e giungere al sospirato sollucchero. Il sospetto che l’ammaliante maschera d’imperturbabile e illuminante innocenza - indossata con intubata e inebetita fissità dall’impalpabile Paul Rudd - condita con i canditi salvapubenda di variopinte sempliciotte gags sia unicamente funzionale al mero esercizio del cialtronesco divertire, diviene banale certezza col passare dei minuti. E delle situazioni che convergono sulla faccia da buontempone tordo di Ned.
Il copione è pervaso furbescamente da una imperante moralina, che si rivela pretenziosa e fasulla, nonché del tutto superflua; priva, inoltre, di concreta e definita aderenza alla figura accentrante di Ned. Il quale, da ipotetico potenziale modello forrestgumpiano - animato e armato, cioè, d’inossidabile fiducia e generosità verso il genere umano - inciampa presto in quella che si scopre essere la sua condizione: il ritardo mentale. Come spiegare altrimenti molte delle sventure che gli capitano? O le scene(tte) a cui assiste? Ed in ogni gesto che fa, ogni parola che proferisce, ogni bizzarra circostanza che lo vede a vario titolo coinvolto - tutto stride con la tanto proclamata, ripetutamente, natura di uomo che ama in maniera viscerale e sconsiderata ogni cosa, tanto da cambiare le prospettive delle tre apparentemente realizzate sorelle, implicate, non a caso, nel loro momento di maggior isteria e presa di coscienza in seguito ad imprevisti accadimenti.
Le dichiarazioni non corrispondono a quello che si vede: colpa della sceneggiatura, incapace di comporre un ritratto credibile, di dare autentica forma e compiutezza alle tappe del percorso di “crescita” di Ned. Sempre che l’obiettivo sia stato quello, il che non è affatto detto. Perché la “sana” serie di vicende e di azioni del protagonista - aggrovigliate in una confusa e grossolana matassa di fili nominalmente (e solo quello) riconducibili a purezza, ingenuità, simpatica sfortuna - mostra in realtà, limpidamente, una metodica e spasmodica concezione mirata esclusivamente allo sviluppo della comicità, al richiamo dello spettatore.
In questo senso è da leggere anche il finale, che invece di rimanere sospeso sulla decisione di Ned di intraprendere la sua strada, insiste nella farsa, colorata di romanticismo, che prevede l’accoppiata di cani (sic!) dai nomi starwarsiani (almeno nella versione italiana) e lascia intravedere quella dei rispettivi padroni. In fondo, è una giusta e degna conclusione a quanto visto prima.
E' pur vero che non si tratta di un film brutto in senso stretto, o malfatto, in quanto ammantato comunque di una non disdicevole dose di malinconia e comprensibile sensazione di inadeguatezza alle nevrosi urbane, ma, tutt’al più, lo si può trovare momentaneamente gradevole, carino: sostanzialmente trascurabile, inconsistente.
E presto dimenticabile.

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