Regia di Gary Ross vedi scheda film
In un imprecisato futuro post bellico, una società suddivisa in distretti produttivi vede la separazione tra una popolazione confinata nella povertà di remoti centri rurali ed una ricca e opulenta borghesia che si trastulla negli agi di una moderna ed ipertecnologica megalopoli. Per prevenire e sedare sul nascere le rivolte sociali che hanno già condotto ad una sanguinosa guerra civile, un governo autocratico organizza ogni anno una letale gara fratricida in cui coppie di giovani di ambo i sessi, sorteggiati da ciascuno dei distretti, sono costretti a cimentarsi nella brutale arena televisiva di un 'survival reality' da cui un solo sopravvissuto sarà acclamato vincitore. Un giovane ragazza, che si è dichiarata volontaria per sostituire la sua piccola e indifesa sorellina, è determinata a vender cara la pelle ed a sovvertire i piani dei cinici e spietati organizzatori.
Su di un soggetto non originale (in tutti i sensi) che prende spunto dall'omonimo romanzo di Suzanne Collins e riproponendo tesi già altrove declinate cinematograficamente (Orwell 1984, The Truman Show, La 12° vittima) il film scritto dal regista insieme all'autrice ed a Billy Ray, propone una impeccabile confezione mainstream in cui gli elementi tematici e formali delle produzioni hollywoodiane trovano una loro naturale collocazione all'interno di un processo produttivo in cui le singole professionalità concorrono ad un risultato finale capace di coniugare lo spettacolo reclamato dalle esigenze del box office con una più banale riflessione sugli scenari di una pericolosa deriva della moderna società dell'immagine. Il risultato è una (ormai) classica contaminazione tra fantascienza sociale e cinema d'azione dove l'immaginario post industriale di un'America (?) regredita alla miseria di sparute comunità rurali (come profetizzato dalla crononauta Brit Marling in 'Sound of My Voice') fa il paio con le cronache da basso impero romano tra una spietata elite che gestisce il potere con la violenza e le sirene televisive del 'panem et circensem' (Rollerball,1975) e le pulsioni anarchiche di una popolazione affamata ed asservita pronte a deflagare in una sanguinosa rivolta sociale. Scenograficamente suggestivo nella commistione tra passato,presente e futuro pur non brillando nè per originalità nè per verosimiglianza, il film di Gary Ross (da sempre impegnato sugli snodi teorici e semantici tra cinema e mezzo televisivo: Pleasentville,1998) ripropone solo superficialmente la fondatezza delle implicazioni politiche di un cinema più interessato a propinare il classico modello identificativo di una mistica eroica in cui la giovane e telegenica divetta di turno (la bella e brava Jennifer Lawrence) intraprende un personale e obbligato percorso di riscatto sociale ed etico imbracciando arco e frecce quale novella Robin Hood di un'America prossima ventura. Ben sostenuta dal ritmo imposto dall'ottimo montaggio e furbescamente ammiccante nel mettere alla berlina i perversi meccanismi dello show biz, innesta una classica sottotrama di struggimenti adolescenziali e di buoni sentimenti su di un cinema d'azione giustamente (dato il registro di riferimento) edulcorato della gratuita efferatezza delle scene più cruente e guadagnandosi così i favori di una censura benevola se non compiacente. Incassi stratosferici e riconoscimento ai BAFTA Children's Award 2012 per quest'ultimo blockbuster della Warner seguito dall'inevitabile sequel 'Hunger Games - La ragazza di fuoco'.
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